Negli Oscar Mondadori, da qualche tempo, si trova un classico (?) molto particolare. È un romanzo intitolato Cantami, o diva ed è stato scritto Maya Deane. La scheda editoriale dice: «Maya Deane (she/her) ha cominciato a riscrivere l'Iliade a sei anni. Laureata all'Università del Maryland e alla Rutgers-Camden, vive con la sua fidanzata, un caro amico e due gatti dai nomi mitologici. Donna trans, bisessuale, ama le lance, i libri e i gioielli». In Cantami, o diva, Deane si misura con un grande eroe omerico: «Achille ha abbandonato la sua gente, i mirmidoni, per vivere da donna con le kallai, le belle transgender della Gran Madre Afrodite. Quando Odisseo viene a prendere «il principe Achille» per la guerra contro gli ittiti, lei (cioè Achille, ndr) è pronta a morire pur di non combattere come un uomo. Ma sua madre Atena, la Silente, la salva, donandole quello che ha sempre desiderato: un corpo femminile (il corpo femminile di Achille, ndr). Le promette anche gloria, potere, piacere, vittoria e, soprattutto, un figlio nato dalle sue carni. Così, insieme all'amato cugino Patroclo e a sua moglie, la maga Meryapi, Achille parte per la guerra in cerca di vendetta. Ma gli dèi una famiglia disfunzionale (ovviamente disfunzionale, ndr) di violenti immortali che si sono saziati di sacrifici umani per secoli hanno intessuto una tela di intrighi più spaventosa di quanto Achille possa immaginare. Al centro di questa tela c'è Elena, che vede in Achille una degna rivale, dopo millenni di noia e vacuo dominio. Innamorata della sua nuova nemesi, Elena vuole distruggere tutto ciò che Achille ama, in una lotta all'ultimo sangue.
Basata sui testi antichi e sulle più recenti scoperte archeologiche, questa riscrittura dell'Iliade» racconta «la guerra di Troia come mai è stato fatto». Vero, dal sesto-settimo secolo avanti Cristo a oggi, nessuno ha mai raccontato così la storia di Achille. Ci sarà un motivo.
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