La cultura si spaccò in due attorno alla politica

"Manifesto degli intellettuali fascisti e antifascisti" pubblicato da Fuoriscena è il primo libro di una serie che dedicata al recupero di testi classici

La cultura si spaccò in due attorno alla politica
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«Manifesto degli intellettuali fascisti e antifascisti» pubblicato da Fuoriscena è il primo libro di una serie che dedicata al recupero di testi classici. L'idea del progetto è quella di liberare questi testi dai recinti in cui sono spesso costretti per disinnescarli dall'attualità. Il cuore di questo volume è il rapporto tra intellettuali e potere. Se c'è stata un'egemonia culturale della sinistra, raramente si sente parlare dell'egemonia culturale di destra che ha dominato il Paese nel ventennio fascista. I più grandi intellettuali di allora furono fascisti, non per paura del manganello o di ritorsioni ma per convinzione politica e morale. «Dobbiamo abbandonare una vecchia immagine del fascismo come fenomeno reazionario incapace di produrre cultura» scrive Alessandra Tarquini nell'introduzione al «Manifesto degli intellettuali fascisti», sottoscritto tra gli altri da Ungaretti, Pirandello, Malaparte, Marinetti, e il cui autore, Giovanni Gentile, è uno dei massimi filosofi italiani del Novecento. All'egemonia culturale fascista risponderà con un testo speculare il «Manifesto degli intellettuali antifascisti» un gruppo guidato da Benedetto Croce e da Giovanni Amendola.

Il loro antifascismo segue l'indirizzo del cosiddetto «Aventino» (il ritiro dell'opposizione parlamentare dopo l'omicidio Matteotti), porta alta la bandiera del liberalismo democratico e riconosce una clamorosa leggerezza (dopo la marcia su Roma, infatti, Croce aveva ritenuto il fascismo un fenomeno passeggero, e il 24 giugno 1924 aveva votato in Senato la fiducia al Duce).

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