Se anche i Rolling Stones si piegano al politically correct

"Brown Sugar" non è più nelle scalette della band dopo essere finita nel mirino dei politicamente corretto per via del testo e dei riferimenti alla schiavitù

Se anche i Rolling Stones si piegano al politically correct

Anche i Rolling Stones, simbolo per antonomasia di ribellione e anticonformismo, sono costretti a piegarsi ai diktat del neomoralismo della correttezza politica. Nella loro longeva carriera artistica hanno saputo provocare il pubblico in ogni modo grazie ai riff incendiari di Keith Richards e i testi ammiccanti di Mick Jagger ma soprattutto a uno stile di vita sregolato e costantemente al limite, fatto di mille eccessi: nemmeno i cattivi ragazzi del rock, però, hanno saputo resistere alle pressioni del politicamente corretto che ha messo nel mirino, già da tempo, il testo di Brown Sugar, leggendaria canzone di apertura del loro capolavoro del 1971, Sticky Fingers. Lp che peraltro scandalizzò non poco il pubblico al tempo dell'epoca per via dia una copertina passata alla storia e ideata dal genio della pop art, Andy Warhol, che ritrae dei jeans molto attillati con un importante "rigonfiamento" delle parti basse maschili e la zip vera che chiude il jeans.

Perché i Rolling Stones non suonano più Brown Sugar

Come riporta Rockol, la band, intervistata dal Los Angeles Times, alla domanda se la decisione di non includere finora in scaletta la celebre canzone è collegata al verso di apertura del pezzo - Gold coast slave ship bound for cotton fields - il chitarrista dei Keith Richards ha risposto: "Ve ne siete accorti, eh? Non lo so, sto cercando di capire dove sia il problema. Non hanno capito che è una canzone sugli orrori della schiavitù? Ma stanno cercando di sotterrarla. Al momento non voglio entrare in conflitto con tutta questa merda. Ma spero che saremo in grado di resuscitare la canzone nella sua gloria a un certo punto durante il tour". Il brano è stato suonato a per l'ultima volta a Miami il 30 agosto 2019 dopo che era stato incluso in tutte le scalette dei concerti della band britannica dal 1970 in poi.

Di cosa parla (davvero) il testo della canzone

Di cosa parla davvero Brown Sugar? Come spiega il noto critico musicale Ezio Guaitamacchi nel suo libro 1000 canzoni che ci hanno cambiato la vita (Rizzoli), il testo del brano è volutamente ambiguo e suscettibile a varie interpretazioni: si parla di schiavi africani deportati a New Orleans; allude al rapporto sessuale tra un maschio bianco e una donna nera; si ricolegga ai trascorsi di Jagger con una delle coriste di Ike Turner; ma è anche la metafora della tossicodipendenza intesa come schiavitù (la brown heroin o brown sugar). Insomma, è un testo a più dimensioni, con più possibili significati e altrettante interpretazioni. Così è l'arte, con buona pace dei nuovi moralisti.

Il fatto che i Rolling Stones siano stati costretti a non suonare Brown Sugar perché potrebbe offendere questo o quest'altro, la dice lunga sul periodo - repressivo - nel quale stiamo vivendo. Ciò che fa pensare è che nel 1971 gli Stones erano liberi di esprimersi senza che un'orda di perennemente indignati e ossessionati dal politically correct imponesse la sua visione del mondo.

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