Anche l'arte fascio-nazista merita un posto al museo

Il Futurismo a New York, la Repubblica Sociale di Salò a Genova, l'ascesa di Hitler a Monaco di Baviera: tre mostre per approfondire

Anche l'arte fascio-nazista merita un posto al museo

L'avvicinarsi del centesimo anniversario della Grande guerra, l'«inutile strage», come ebbe a definirla Benedetto XV, potrebbe favorire un più sereno e disincantato esame delle tragiche vicende che nel secolo scorso hanno prima insanguinato e poi devastato l'Europa. Le rivoluzioni bolscevica, fascista e nazionalsocialista, la nascita e lo sviluppo dei totalitarismi, il Gulag e il Lager, la guerra totale e il conseguente annientamento dei vinti sono ferite non ancora del tutto rimarginate, anche se la riunificazione tedesca e una moneta comune europea sono un efficace tentativo di chiudere definitivamente un interminabile dopoguerra. Un prezioso contributo in questa direzione può venire dall'arte e dalla cultura, quando queste non sono chiacchiere retoriche: cercare di affrontare la storia con l'ausilio di fonti e documenti messi a disposizione del pubblico è sicuramente il modo migliore per confrontarsi con la realtà di un passato che deve essere conosciuto e accettato per essere finalmente superato. È sicuramente con questo spirito che tre mostre, attualmente allestite rispettivamente a Genova, a Monaco di Baviera e a New York, affrontano il tema, per molti ancora tabù, della storia e dell'arte fascista e nazista tra le due guerre.
Il 21 febbraio scorso è stata inaugurata con grande successo al Guggenheim della Grande Mela la mostra Italian Futurism, 1989-1944. Reconstructing the Universe, curata da Vivien Greene (fino al 1° settembre). Ricca di ben 300 opere, è la prima organica mostra dedicata al Futurismo italiano a essere allestita negli Usa, dando così - se ce ne fosse ancora bisogno - una definitiva consacrazione internazionale al movimento culturale che più di tutti fece da culla e cornice al Fascismo dalle origini al tragico epilogo, che vide Marinetti aderire alla Rsi e comporre, come ultima opera, il celebre Quarto d'ora di poesia della X Mas. La celebre unità militare comandata dal Principe Junio Valerio Borghese ricompare anche nella mostra di Palazzo Ducale, a Genova, intitolata Fascismo ultimo atto. L'immagine della Repubblica Sociale Italiana (fino al 16 marzo), dove sono esposti molti manifesti e altro materiale di propaganda dell'ultima resistenza fascista, improntata al senso dell'onore e al riscatto dal tradimento dell'alleato germanico consumatosi il tragico 8 settembre. A cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone, la mostra attinge al fondo dell'Istituto Mazziniano genovese e soprattutto alla collezione Wolfsoniana (protagonista di altri due futuri appuntamenti a Palazzo Ducale), ben rappresentata dal catalogo pubblicato da Canneto Editore. Lungi da qualsiasi intento apologetico, la mostra evita allo stesso tempo la facile e logora demonizzazione pregiudiziale, lasciando parlare le opere, ancora molto efficaci, dal punto di vista dell'impatto comunicativo, a settant'anni di distanza.

A Monaco di Baviera, invece, il museo civico (Münchner Stadtmuseum) ospita una ricca e coraggiosa esposizione permanente dedicata a Monaco capitale del movimento nazionalsocialista (München-Hauptstadt der Bewegung), che racconta la storia della nascita e sviluppo del nazionalsocialismo nella città più amata da Hitler il quale, infatti, lasciò in eredità i diritti d'autore delle sue opere proprio allo Stato di Baviera, che ne riscuote tuttora i proventi. Dallo scoppio della Prima guerra mondiale all'epilogo del '45, dagli scontri tra Freikorps e Spartachisti fino alla tragica realtà di Dachau, tutto è documentato con obiettiva imparzialità, lasciando parlare le carte e i filmati, le divise e i manifesti, i libri e le fotografie; fatto ancora più apprezzabile e rilevante, dato che in Germania una legge proibisce l'esposizione di simboli legati al regime hitleriano, tanto che le librerie antiquarie devono censurare i libri pubblicati negli anni Trenta se portano in copertina un qualsiasi stemma nazionalsocialista. Eppure qui nessuno si scandalizza e, accanto al catalogo pubblicato da Edition Minerva, la capitale della Baviera offre al turista una guida alla Monaco nazionalsocialista in tre volumi (ThemenGeschichtspfade), in tedesco e in inglese, consultabili anche on-line (www.muenchen.de/tgp). Segni di un passato che finalmente si decide a passare? Sicuramente sì, anche se non dappertutto: se negli Stati Uniti la bandiera confederata sventola sulle targhe automobilistiche di ben nove Stati, nonostante le prevedibile proteste dei gruppi progressisti che proprio pochi giorni fa hanno inutilmente tentato di mettere al bando la nuova targa sudista dei Sons of Confederate Veterans della Georgia, a Milano è stata appena ammainata la bandiera di guerra della Rsi che da sempre sventolava sul Campo X di Musocco, il Cimitero di guerra dove riposano 1432 caduti della Repubblica Sociale Italiana.

Tollerata da veri antifascisti come i sindaci partigiani Greppi e Aniasi, che il regime lo hanno combattuto armi in pugno, viene ora rimossa su pressione di iscritti all'Anpi nati dopo la guerra. Paradossi di una nazione sempre più divisa e lacerata che sul passato, invece di investire, continua a speculare.

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