"Un attore perbene". Storia di un artista che ce l’ha fatta contro ogni pregiudizio

In un libro-intervista, il giornalista Ignazio Riccio scandaglia l’anima di Ernesto Mahieux vincitore del premio David di Donatello nel 2003

L'attore Ernesto Mahieux con il David di Donatello
L'attore Ernesto Mahieux con il David di Donatello

Settantasei anni di vita racchiusi in centotrenta pagine. Un attore perbene è l’ultimo libro del giornalista Ignazio Riccio, collaboratore de ilGiornale.it, che ha pubblicato per la casa editrice bolognese Caracò il memoir dell’attore napoletano Ernesto Mahieux, vincitore del premio David di Donatello nel 2003 per la splendida interpretazione nel film del regista Matteo Garrone L’Imbalsamatore. Dalle pagine del libro, che scorre veloce grazie a una scrittura asciutta e coinvolgente, emergono concetti e valori chiari: la perseveranza, la forza d’animo, la lotta al pregiudizio e la rettitudine sono la stella polare della storia dell’artista.

Quello che il lettore ricorda arrivato alla pagina dei ringraziamenti è il coraggio di un uomo che si batte per il suo sogno e, nonostante le difficoltà fisiche e ambientali, riesce ad affermarsi senza mai perdere i valori positivi delle sue origini. Questo è Mahieux, attore con alle spalle una lunga carriera teatrale e cinematografica, impostosi all’attenzione del grande pubblico proprio con il pluripremiato L’Imbalsamatore. La sua piccola statura sembrava un ostacolo insormontabile per la carriera di artista e invece è diventata il suo punto di forza.

La copertina el libro "Un attore perbene"

Mahieux ha dovuto combattere contro tanti momenti difficili; la prematura morte del padre, artigiano che aveva sempre coltivato interessi musicali e teatrali, ha condizionato non poco il piccolo Ernesto che, abbandonati gli studi, si è dovuto cimentare in una lunga serie di mestieri, stabilendosi per un periodo anche a Milano. Ma senza mai perdere la passione per la recitazione, tanto che, nonostante gli inizi complicati, oggi è un uomo e un artista appagato.

In questo libro-intervista, il giornalista Ignazio Riccio scandaglia l’anima di Ernesto Mahieux, ripercorrendo la storia e la carriera dell’attore. Sono moltissimi i professionisti citati con cui l’artista ha collaborato negli ultimi quarant’anni da Mario Martone (che ha firmato anche la prefazione del memoir), Pupella Maggio, Mario Merola, Tato Russo, Dino Risi a Libero Di Rienzo, per citarne solo alcuni. Nel ricordarli, come anche nel raccontare gli spettacoli, gli aneddoti e i dietro le quinte che lo hanno visto protagonista, Mahieux fa un omaggio al teatro, alla sua forza e alla sua energia, a una rete fittissima di relazioni che lo compongono, luogo da lui stesso prediletto non solo dove incontrarsi ma soprattutto in cui abitare e riconoscersi.

“Trovo assai bello – scrive Martone nella prefazione – che sia stato realizzato questo libro, non solo perché Ernesto Mahieux è un attore prezioso, ma soprattutto per ciò che rappresenta la sua figura di napoletano nobilissimo. La caratteristica più forte di Ernesto è per me la sua grazia.

La lingua che egli parla, quella di un napoletano che di Napoli conosce le viscere ma non vi sprofonda, capace di guardare anche nel baratro se occorre, ma senza mai perdere la sua purezza, è una lingua quasi perduta ormai”.

Un attore perbene

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