Prosperi: "Il califfato d'Italia nascerà nel 2015 Non è fantascienza"

Lo scrittore sta per ultimare la trilogia di romanzi choc iniziata nel 2007 col profetico "La moschea di San Marco"

Prosperi: "Il califfato d'Italia nascerà nel 2015 Non è fantascienza"

Nel 2014 in Iraq i fondamentalisti sunniti creano il Califfato minacciando di giungere sino a Roma, fanno strage di sciiti, cristiani, curdi, yezidi, turcomanni, ebrei. In Italia, la critica all'islam radicale porta il giornalista Magdi Cristiano Allam di fronte ala Consiglio di disciplina dell'Ordine dei Giornalisti e si scoprono cellule di reclutamento di combattenti per l'Isis. Nel 2015, l'anno prossimo, nelle elezioni politiche il Partito della Verità, che riunisce i musulmani immigrati con cittadinanza italiana e i molti italiani ormai convertiti all'islam, conquista la maggioranza assoluta. In quello stesso anno il successore di Ratzinger appoggia il nuovo corso politico e la fede musulmana. Il primo capoverso racconta cose avvenute, il successivo cose che potrebbero avvenire. Un autore italiano, che scrive fantascienza da oltre mezzo secolo, ha immaginato questa situazione da brivido considerando le premesse che erano sotto gli occhi di tutti già dieci anni fa. Pierfrancesco Prosperi ha al suo attivo centocinquanta racconti e una dozzina di romanzi. Nel 2007 ha pubblicato La moschea di San Marco e nel 2009 La Casa dell'Islam , entrambi per l'editore Bietti, e quest'anno l'antologia Il futuro è passato (Bietti).

Quel che colpisce nei due romanzi è da un lato la scelta suicida di politici e intellettuali che diventano filo Islam per conformismo politicamente corretto; dall'altro lo scetticismo di un popolo ormai smagato che in apparenza accetta le nuove regole per quieto vivere, ma poi oppone una resistenza passiva alle follie decretate dal governo islamico italiano. Follie che la sua milizia armata, la Vigilanza Islamica, costituita da convertiti, cerca di far rispettare. Come sta vivendo, a distanza di sette anni dall'uscita de La moschea di San Marco , l'attuale situazione politica?

«Con l'amara soddisfazione di aver anticipato fatti che si stanno verificando. Soprattutto, la nascita del Califfato e le persecuzioni dei cristiani in certi Paesi. Ma quello che mi sconcerta di più è l'assordante silenzio di certi esponenti nostrani dell'islamicamente corretto che non trovano niente da dire di fronte al mostruoso Isis e a quello che sta facendo a tutte le minoranze religiose, non solo cristiane. È evidente che chi tace acconsente, ed è un fatto che fa paura».

Ritrova nella realtà di oggi situazioni immaginate nei suoi due romanzi?

«A parte la nascita del Califfato, ci sono state le cosiddette “primavere arabe” che dopo le prime speranze hanno dato luogo a situazioni caotiche in cui fondamentalisti e violenti hanno finito per prevalere. Un fatto che non si è ancora verificato è la crisi della monarchia saudita che farà vacillare uno dei più importanti Paesi arabi. Ma basta avere un po' di pazienza... Nella cronaca spicciola, certi episodi di violenza islamica sulle donne, anche in Italia, sembrano presi pari pari dal primo volume».

Com'è nato La moschea di San Marco ?

«Dall'osservazione di una realtà che andava creandosi circa dieci anni fa. Fu proprio nel 2004 che un Paese civile e democratico come la Spagna cambiò regime di colpo, buttandosi a sinistra come si dice, in conseguenza di un attentato maldestramente attribuito dal governo ai separatisti baschi anziché ai veri autori, i fondamentalisti islamici. Ho pensato di sfruttare quel principio per mostrare come le masse siano manipolabili in tempi di media imperanti. E per i vari “quadri di costume” che dipingono la realtà italiana del 2015, piena di convertiti e di moschee, mi è bastato guardarmi attorno».

Il secondo libro, La Casa dell'Islam , ha però un'altra impostazione, almeno fino a un certo punto.

«Sì, ambientandolo nel 2020 ho deciso di mostrare il lato ironico della vicenda, basandomi sul fatto che in Italia non prendiamo niente sul serio; il fascismo è stato un regime all'acqua di rose in cui pochi credevano veramente, e se avessimo avuto il comunismo sarebbe stata una versione all'italiana. Ho cercato di far vedere i lati ridicoli e grotteschi di un islam all'italiana, con tanti bravi cristiani che in nome del quieto vivere si convertono per non pagare la gizya , dicono le loro cinque preghiere quotidiane e poi continuano a fare il loro comodo. È un popolo fatto così, di rito agnostico-menefreghista. Lo stesso vale per la minoranza realmente fanatizzata, i convertiti, che come al solito fanno a gara ad essere più realisti del re, e proprio per questo spesso ridicoli e grotteschi all'estremo».

Ci sono personaggi reali nelle due Moschee?

«Ci sarebbero stati. Nel primo libro avevo preparato con cura articoli e interviste “nello stile di” Giuliano Ferrara, Aldo Forbice, Barbara Palombelli e via dicendo. Ma l'editore me li ha fatti sostituire con nomi di fantasia, per evitare possibili conseguenze legali. Un personaggio reale però c'è, in entrambi i libri. Si tratta di Magdi (non ancora Cristiano) Allam, mascherato sotto il nome simile di Sadi Othman, che per inciso era l'autista (e consigliere) palestinese del generale Petreus ai tempi dell'Iraq».

All'uscita dei romanzi qualcuno l'ha accusata di islamofobia. Si sente di aver scritto due libri contro l'Islam?

«No, assolutamente. Perché non è in atto uno scontro fra islam e Occidente, ma fra le varie anime dell'islam: la fazione sunnita ha in programma di conquistare non tanto l'Occidente (non ci riuscirebbe, a parte magari l'Inghilterra) ma tutto il mondo arabo, ovvero Medio Oriente e Africa settentrionale. E un Califfato che avesse in mano i tre quarti del petrolio mondiale, più gas, uranio e masse enormi di disperati è veramente uno scenario da incubo. Nei romanzi, inoltre, i primi ad essere perseguitati in Italia sono proprio i musulmani moderati o i mistici, come i sufi».

Ci sarà una terza Moschea?

«Certo, il progetto è quello di una trilogia. È pronta, e anche da un po'. Con un altro salto di cinque anni si svolge nel 2025 e mostra i rapporti fra le due Italie, quella islamica e quella leghista (ma di sinistra) del Nord-Est.

E la novità è che, mentre la RAI (Repubblica Araba Italiana) si lega sempre di più al Califfato, la Repubblica Federale del Nord-Est, grazie anche al suo enorme deficit energetico, finisce per dipendere sempre di più dalla Cina. Ovvero dalla padella nella brace. Ma la situazione prende uno sviluppo positivo. Per una volta ho voluto essere ottimista».

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