È una delle categorie più bistrattate e derise sui social network e non solo. Eppure, nella vita reale, svolge una funzione importante, ma poco apprezzata. Parliamo dei vigili urbani, la cui reputazione su Internet non è alta e a cui spesso si accompagnano offese e parolacce, commenti ironici o di scherno, stereotipi e frasi fatte.
Il tema è stato analizzato nel volume "La polizia locale e la comunicazione sul web" (edito da Maggioli e scritto dal sociologo siciliano Francesco Pira e dalla formatrice e consulente emiliana Samantha Gamberini in collaborazione con la Scuola Interregionale di Polizia Locale) al cui interno è presente anche una ricerca svolta attraverso un'analisi degli spazi Internet più usati (come motori di ricerca, Facebook e YouTube). Da questa rilevazione, emerge però una differenza tra il termine "vigili urbani" e il termine "Polizia locale". Cosa cambia? Che l’85% dei commenti riscontrati su Facebook, cliccando la parola "vigili urbani", ha un tenore complessivamente negativo, mentre per la parola "polizia locale" il panorama cambia con un 79% dei risultati privi di connotazioni negative. Alla ricerca, effettuata dal 18 marzo al 25 aprile 2013, hanno risposto 399 operatori (il 92% dei coinvolti) appartenenti alle polizie di tre regioni, Toscana, Liguria ed Emilia Romagna (il 36% dalla Toscana).
“Il libro– spiegano Pira e Gamberini - nasce dall’esigenza di
approfondire un argomento spesso trascurato: la polizia locale e le strategie comunicative sul web utilizzate dai diversi enti. L’obiettivo è di poter incidere in modo positivo sui rapporti con la cittadinanza”.
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