Chi pagò l'"Ultima cena"? Ecco come mangiò Gesù e cosa accadde quella sera

Dove si fermano i Vangeli e i documenti storici, continuano gli artisti. Che hanno immaginato tutto ciò che mancava nel Cenacolo: pietanze (dalle ciliegie ai gamberi), tovaglioli e strani ospiti

Chi pagò l'"Ultima cena"? Ecco come mangiò Gesù e cosa accadde quella sera

Cosa mangiò Gesù nell'ultima cena lo dicono le fonti storiche: erbe amare, pane azzimo, una salsa chiamata charoset , agnello arrostito e vino, ossia le pietanze che gli ebrei mangiano, ancora oggi, nella cena rituale di Pésach , la loro Pasqua. Gesù, ebreo, osservava la religione del suo popolo. Ma come mangiò Gesù, com'era apparecchiata la tavola, com'era addobbata la sala, quanto costò il cibo (e chi pagò il conto), ce lo dicono gli artisti che hanno raffigurato il cenacolo nel corso dei secoli, dalle pitture parietali nelle catacombe romane del II-V secolo fino alle serigrafie di Andy Warhol. Dove non arrivano le fonti documentali e l'archeologia, arriva la creatività artistica. La quale, a suo modo, ci dice molte cose: in quale salsa Gesù intinse il boccone che offrì a Giuda, a che ora ebbe inizio l'ultima cena, se fu servito vino bianco o rosso, se Gesù e gli apostoli mangiarono seduti o sdraiati, dove a un certo punto spuntano dei gamberi (risposta: negli affreschi delle chiese del Trentino), chi adorava in particolare le ciliegie (risposta: il Ghirlandaio, il quale ne dipinse in gran quantità nei cenacoli fiorentini), perché quasi tutti gli artisti hanno riempito di coltelli la mensa di Gesù, da dove arrivarono i gatti che compaiono sotto la tavola dei cenacoli, perché Leonardo riempì di anguille i piatti del suo Cenacolo ...

Per rispondere a simili domande, con excursus collaterali nella storia delle religioni, dell'alimentazione, del costume e della letteratura, Lauretta Colonnelli ha apparecchiato La tavola di Dio (Edizioni Clichy), un saggio che racconta, come da sottotitolo, «L'Ultima cena. Cosa mangiarono Gesù e gli apostoli e che cosa gli hanno fatto mangiare i pittori di tutti i tempi». Libro leggendo il quale si scoprono molti particolari illuminanti, ad esempio:

TUTTI A TAVOLA, È PRONTO La cena ebbe inizio al tramonto di una sera di primavera, la cui luce è dipinta perfettamente da Giotto nella sua Ultima cena nella cappella degli Scrovegni, a Padova: dalle finestre filtra un chiarore azzurro luminosissimo, come quando il sole è appena sotto l'orizzonte. È l' heure bleue dei francesi, molto ricercata da paesaggisti e fotografi.

TIRAR TARDI, FILOSOFANDO A tavola si cenò e si parlò a lungo, come nei simposi dell'antichità, quando la discussione filosofica si svolgeva a tavola, fino a tardi, mangiando dolci e bevendo vino. Andrea del Castagno nel refettorio di Sant'Apollonia a Firenze, influenzato da Marsilio Ficino (siamo nel '400: si era appena riscoperta la dottrina platonica e si cercava una sintesi fra valori classici e cristiani), dipinge gli apostoli come i filosofi greci.

UN BOCCONE AMARO E Gesù disse: «Uno di voi mi tradirà». E Giovanni chinandosi sul petto di Gesù: «Signore, chi è?». E Gesù: «Colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». Fino a qui i Vangeli . Poi, è la storia dell'arte a proseguire il racconto. Gesù prese un boccone di erba amara (cicoria o sedano) e pane azzimo, lo intinse nel charoset , una sorta di salsa, e non essendoci all'epoca posate, con le tre dita della mano destra, pollice, indice e medio - come si vede in alcune raffigurazioni medievali dell'ultima cena - lo porse a Giuda.

LAVATI LE MANI! Tra le regole da osservare a tavola, per gli antichi israeliti, oltre ai cibi vietati e quelli permessi, c'erano anche «buone maniere» di convivenza. Il Siracide ne è ricco. I primi però che introdussero la consuetudine di lavare le mani durante la cena furono gli antichi romani, con bacinelle di acqua profumata e salviette. Nel Medioevo entrò in uso l'«acquamanile», un vaso che conteneva acqua per lavarsi le mani prima e dopo i pasti. Quando Pinin Brambilla Barcilon restaurò il Cenacolo di Leonardo, ritrovò sulla mensa dei «lavadita» in peltro lucente i cui bordi riflettono i colori delle vesti dei commensali.

PULITI DENTRO E FUORI Il primo tovagliolo della storia dell'arte appare nell' Ultima cena che Girolamo Romanino dipinse per la Pala d'altare del Duomo di Montichiari, siamo nel 1542: i due apostoli seduti in primo piano e quello in piedi accanto a Pietro tengono un tovagliolo sulla spalla sinistra. Dettaglio insolito nei dipinti del Cinquecento che, vera finezza da galateo, deriva dal libro, pubblicato una decina di anni prima, di Erasmo da Rotterdam intitolato De civilitate morum puerilium .

BANCHETTI DI LUSSO... L'ultima cena più sontuosa della storia dell'arte è quella che il Veronese realizzò per il refettorio del convento veneziano dei santi Giovanni e Paolo. Più che un'ultima cena, l'apoteosi di tutti i banchetti. Una festa sontuosa in costume cinquecentesco allestita sotto un portico palladiano, con 38 servitori e coppieri e paggi, due strati di tovaglie, gran quantità di vini bianchi e rossi, coppe di cristallo finissimo, enormi vassoi pieni di arrosti, falconieri, cani, pappagalli (simbolo della lussuria...), nani, un servo a cui esce sangue dal naso e un commensale che si pulisce i denti con una forchetta e poi « imbriachi, Thodeschi, buffoni et simili scurrilità ». La tela fu consegnata il 20 aprile 1573 e già il 18 luglio il pittore fu convocato dal tribunale dell'Inquisizione. Al Veronese fu imposto di correggere il quadro, ma l'artista cambiò semplicemente il titolo. E l' Ultima cena divenne un Convito in casa Levi .

... E MOLTO SOBRI Il cenacolo più povero è probabilmente quello dipinto dal Tintoretto per la chiesa di San Trovaso a Venezia. Ambientato in una misera locanda, con una tovaglia stropicciata, fiaschi sul pavimento e sedie impagliate.

TRADITORE, E LADRO Giuda non fu soltanto il traditore di Gesù. Ma anche un ladro da strapazzo. Anselmo da Campione, nel Duomo di Modena, lo ritrae mentre nell'ultima cena afferra un grosso pesce dal piatto, scena che si ripete tra XII e XIII secolo in opere sparse in tutta Europa. In un arazzo fiammingo l'Iscariota sgraffigna addirittura un vassoio con un intero maialino arrostito.

TRADITORE, E SANTO Nell' Ultima cena affrescata nel '400 nella chiesa di San Martino a Cugnasco, nel Canton Ticino, Giuda è l'unico apostolo con le mani giunte.

TRADITORE, E GENEROSO Dato che il cenacolo in cui si svolse la cena di Pésach era a pagamento, come tutti gli altri di Gerusalemme, ci si chiede chi pagò l'ultima cena. L'incombenza, secondo la tradizione e l'iconografia, spettava a Giuda, che era il cassiere degli apostoli. Ci si chiede se però, uscendo in fretta e furia dal cenacolo, subito dopo aver preso il boccone del tradimento, si ricordò di saldare il conto. Gli ebrei ne dubitano.

TENDENZA ALL'OBESITÀ È stato calcolato (mettendo a confronto con un software le dimensioni delle teste dei commensali con quelle dei loro piatti e del cibo in essi contenuto) che nelle raffigurazioni dell' Ultima cena dall'anno 1000 al 1700 le dimensioni delle pietanze è aumentata del 69%, la grandezza del piatto del 65% e la porzione di pane del 23%.

Insomma, l'aumento delle porzioni non è un fatto recente, ma un fenomeno avvenuto gradualmente nel corso dell'ultimo millennio.

LA PAGNOTTA SURREALE DI DALÌ La pagnotta più grande di tutte appare nell' Ultima cena dipinta da Salvator Dalì nel 1955 e oggi alla National Gallery di Washington: è grande esattamente come la testa degli apostoli.

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