Chiude l'aggregatore liberale Tocqueville.it

Con un amaro editoriale Andrea Mancia e Simone Bressan comunicano la fine di un'avventura unica nel centrodestra italiano. Dietro ci sono motivazioni politiche e personali

Chiude l'aggregatore liberale Tocqueville.it

Dopo dieci anni termina l'avventura di Tocqueville.it, l'aggregatore di blog e notizie di stampo liberale. A darne la notizia sono Andrea Mancia e Simone Bressan, le due colonne del progetto che tanta linfa ha portato nel dibattito culturale del centrodestra italiano. E non solo. Ma perché l'esperienza è finita? Cosa è successo? "Il centrodestra è morto - scrivono nel loro editoriale - E noi, di gridare “viva il centrodestra”, proprio con ce la sentiamo. Un’intera area politica è stata letteralmente spazzata via da uno tsunami fatto di personalismi, piccole ambizioni e totale assenza di visione. Ci sarebbero bastate le elezioni, come orizzonte, invece anche quello pare essere un “vaste programme”. Per le prossime generazioni, come diceva quello, si stanno attrezzando. Ma con calma, non c’è fretta". Il commiato muove una dura critica alle formazioni politiche (e anche, perché no, degli elettori) che si sentono di centrodestra. Loro insistono: "La battaglia è persa, bisogna ammetterlo". E spiegano i motivi: "Dal punto di vista culturale, politico, oggi anche elettorale. Non è detto si tratti di una condizione duratura, anzi.

Questi anni ci hanno insegnato che cambiamenti repentini del quadro politico sono all’ordine del giorno. Basta pensare alla parabola di Matteo Renzi, che nel 2012 pareva il grande sconfitto e che oggi sembra l’approdo inevitabile per milioni di consensi e larga parte delle culture politiche rappresentate in Parlamento".

La loro è un'amara constatazione: "Abbiamo sempre creduto in un centrodestra ampio, culturalmente orgoglioso e non subalterno alla sinistra progressista. Prendiamo atto che questa aspirazione è oggi irrealizzabile. E che continuare a sbattere la testa contro il muro è dannoso, per noi e per il muro. Non esistono uomini buoni per tutte le stagioni e non esistono ricette sempre valide. Noi siamo legati a doppio filo alla prospettiva fusionista, per cui ci siamo battuti spesso in controtendenza con il mondo che ci circondava. La realtà - proseguono con malcelata amarezza - si è incaricata di smentire la percorribilità del percorso che avevamo immaginato. Ed è intellettualmente onesto lasciare che siano altri, oggi, a dare il loro contributo".
Tocqueville, spiegano Mancia e Bressan, "si è sempre inserito in questo contesto, fatto di molte speranze e tante idee con cui alimentarle. Oggi le prime sono finite e le seconde sembrano essere l’ultima cosa che conta. Riteniamo dunque che, date queste condizioni, il nostro contributo possa essere – nella migliore delle ipotesi – inutile. E preferiamo fermarci qui". Capitolo chiuso, dunque. Tocqueville e Notapolitica chiudono i battenti dopo 10 anni.
Al di là delle delusioni politiche e culturali dietro la fine di TocqueVille ci sono anche motivazioni umane (non meno importanti). "Ci sono cassetti nelle scrivanie - si legge nell'editoriale - e cartelle nei nostri desktop piene di appunti di cose che volevamo fare. Ci sono libri da leggere salvati sui nostri Kindle o nascosti nelle seconde file delle nostre librerie. Ci sono gruppi musicali che ci siamo reciprocamente segnalati, playlist piene di canzoni nuove che non abbiamo mai ascoltato. Si tratta di cose diverse, molto diverse, da quelle fatte sin qui e che magari ci faranno tornare quell’entusiasmo che un po’ si è perso per strada". Insomma, la voglia di riprendersi un po' di spazio tornando a fare "cose normali".
Ma attenzione, non è un addio. Se Tocqueville chude altre realtà continuano a vivere sul web: "Abbiamo vite virtuali e reali particolarmente affollate - scrivono i due - e con molti di voi ci siamo sempre tenuti in contatto, fuori e dentro il web: ovviamente continueremo a farlo. Ogni tanto potremmo anche tornare a scrivere di cose politiche, ma non più qui e non con la pretesa e la speranza di poter contribuire a costruire quel che ad oggi costruibile non è". Resta in piedi il sito "The Right Nation", che si occupa di politica internazionale con un taglio di centrodestra: "Le elezioni di questa primavera in Gran Bretagna, le primarie del Partito Repubblicano, corsa alla Casa Bianca del 2016: sono queste le cose che crediamo di saper e poter ancora raccontare". Sembra quasi che la profonda delusione-disillusione per le sorti politiche del centrodestra italiano trovino conforto, almeno un po', nelle realtà politiche degli altri paesi. Ma sarà davvero così?
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