La destra inutile che tradisce la propria missione

La "destra", che in Italia ha un significato e una storia del tutto particolare, per la prima volta non ha rappresentanza politica nel Parlamento europeo, e probabilmente non se ne accorgerà nessuno

Titolo profetico, quello Sull'inutilità della destra (Solfanelli, pagg. 102, euro 10), pamphlet scritto da Luigi Iannone prima delle elezioni europee, che ne hanno confermato il facile vaticinio. La «destra», che in Italia ha un significato e una storia del tutto particolare, per la prima volta non ha rappresentanza politica nel Parlamento europeo, e probabilmente non se ne accorgerà nessuno. Oppure, tra chi se ne accorgerà non molti avranno motivo di rammarico dato che, nelle precedenti legislature, non avevano neppure notato la sua presenza. L'analisi di Iannone parte da lontano, per dichiarare definitivamente fuoricorso categorie politiche come quelle di destra e sinistra, ormai decisamente inutili - quando non dannose - nell'epoca del globalismo totale e dell'adorazione, pressoché unanime e indiscussa, del modello unico liberale.

A sinistra, sono stati consegnati alla storia la lotta di classe, il pacifismo e la difesa dei più deboli, mentre a destra si è applaudito all'abolizione del servizio di leva, alla demolizione di qualsiasi pulsione nazionalista, al cinismo della politica spogliata di qualsiasi ideale che non fosse il trasformismo più opportunista. Iannone, come tutti gli innamorati delusi, rinfaccia, a quello che era il suo mondo ideale di riferimento, la totale incapacità politica di mantenere e rinnovare quelle radici ideali che, pure, piantate nel sangue della guerra civile, avevano resistito anche al gelo degli anni di piombo. Ma i tempi sono cambiati, le ideologie sono tramontate, e il ventennio di governo anche della «destra» non ha lasciato tracce tangibili, se non qualcuna che sarebbe meglio relegare in B-Movie dal titolo «Batman a Montecarlo». Non ci resta, dunque, che arrenderci al modello dominante, abbandonando qualsiasi velleità di resistenza e ogni tentativo di incidere sul mondo?

No, ma secondo Iannone la resistenza non passa sicuramente dalla politica che, come si diceva già una quarantina d'anni fa, «è solo far carriera». Bisogna rispondere individualmente alle sfide del nostro tempo. Sfide epocali, su temi che i nostri mediocri ragionieri della politica non riescono nemmeno a immaginare.

L'impegno parte dalla volontà di ciascuno di partecipare, anche solo in misura minima, alla costruzione della società, senza aspettarsi nulla da una classe dirigente che non ha diretto nulla, tranne i propri affari personali, e spesso male anche quelli.

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