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Evita tra mito, politica e religione laica

Biografia politica di Eva Duarte, seconda moglie di Peròn, in un interessante e particolareggiato libro di Loris Zanatta, che si distingue dalla ricca bibliografia sul personaggio

Intorno ad Eva Duarte de Peròn molto è stato detto e scritto. Leggende ne hanno avvolto la figura. Misteri ne hanno circondato attimi di vita e anni da morta. Non ultima la sua sepoltura, sotto mentite spoglie, nel cimitero Maggiore di Milano. Prima della traslazione definitiva dei suoi resti. Evita, come la chiamarono i suoi molti ammiratori in ogni angolo del mondo, è stato tutto. E molto di più. E come chi muore giovane, secondo gli antichi “gradito agli dei”, consacra il mito di una figura indimenticata e indimenticabile.

A tratteggiarne un profilo più dettagliato, scegliendo un aspetto specifico della figura di Evita, quello della leader politica argentina, arriva ora un volume dal titolo “Eva Peròn” (Rubbettino, pp.335, euro 19) scritto da Loris Zanatta, docente di Storia dell’America Latina all’università di Bologna, che ne indaga i risvolti mettendo in luce gli aspetti meno noti o più trascurati. Zanatta si dice abbastanza critico. Pur ammettendo l’abbondanza di scritti sulla seconda moglie del presidente argentino, confessa la sua insoddisfazione per la maggior parte di essi. Anche per questa ragione sostiene di essersi dedicato al personaggio.

Ne esce, su queste basi, un ritratto specifico e interessante che affronta Eva politica nelle sue incursioni tutt’altro che casuali in ogni interstizio della vita pubblica. Un raggio d’azione che abbraccia l’economia, il lavoro, la giustizia, la politica estera. Perfino lo sport. Ma Evita fu anche altro. Fu il suo rapporto con Juan Peròn. Marito e presidente, chiave del suo Potere. Peròn cadde quando perse Eva. Il suo regime perse la forza necessaria per continuare a sostenersi. Tra i due non c’era sudditanza o subordinazione, quanto piuttosto, comunione d’intenti.

Ma Eva è figura terribilmente contemporanea. E la sua vita, come la sua storia, può in realtà rappresentare il filo di Arianna che conduce all’immaginario sociale antico e consente di osservarlo in fase di modernizzazione. Ad emergere è insomma il ritratto di una donna che è molto più di una first lady anche nell’accezione più nobile del termine. E accanto a Eva, figura politica dell’Argentina del Novecento, c’è Eva c’è l’affascinante fenomeno sociale. Una donna che seppe aiutare il prossimo e tendere una mano verso i più sfortunati e che, proprio a proposito di beneficienza, è ricordata per un aforisma spesso spolverato nei contesti più eleganti. “Non basta fare il bene, ma bisogna farlo bene”. Perché il bene fatto male è nocivo.

Forse anche per questo Evita riuscì a fare del peronismo una

religione secolare con i suoi dogmi e i suoi fedeli. Portando l’Argentina in una modernità sociale che aveva saltato a piè pari quella politica. Lì nacque il suo mito. Mai tramontato, neppure dopo decenni dalla sua morte.

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