La mia prima rivoluzione nella lettura è stata quella del quotidiano di carta: un amico che mi aveva accompagnato per decine di anni. Spesso ne acquistavo a bizzeffe, mi piaceva tagliuzzarli, tenere da parte quello che mi sarebbe servito nei mesi successivi. Quando mi trovai a coordinare una redazione, distribuivo ritagli delle varie testate ai giornalisti specializzati. Non avrei mai pensato di poter far a meno di quei fogliacci: e invece eccomi qui che ormai leggo articoli solo su iPad.
Colpa della Grecia: fino a quando lavoravo in redazione, durante le settimane di ferie, potevo farmi mettere via i quotidiani usciti dall'edicolante e poi leggerli al ritorno. Ora che scrivo da una isoletta per qualche mese all'anno, questo è impossibile. E così mi sono arreso (dolce sottomissione) alla lettura online. Il modo di gustare la stampa cambia molto: dalla concentrazione si passa allo svolazzamento, con ritorno successivo su quel che interessa. Se fossi esperto, saprei archiviare anche gli articoli elettronici, invece mi tocca affidarmi di più alla memoria (nonché al magico Google: Dio solo sa come si faceva prima che esistesse).
Mi era rimasto però intatto il mito del libro cartaceo: sfogliarlo, sottolinearlo, strapazzarlo. Piaceri che mi parevano insostituibili. Non per ostilità alla tecnologia: sono di una generazione che verso i 9 anni ha visto cambiare la propria vita grazie alla tv e che, a 40, ha vissuto in un nuovo mondo di telefonini, computer e Internet. E, pur preferendo il Barolo alla Coca Cola e la casseoula a McDonald detesto qualsiasi schizzinosità carlinpetrinista. Però il libro, in tutte le sue forme (saggio o giallaccio, classico o scritterello), mi pareva insostituibile: ogni estate si sacrificava una calzetta per far posto a un volumetto in più. Poi, anche in questo caso, la Grecia è stata galeotta: le maledette linee Easyjet e Ryanair che ti obbligano a portare solo zainetti in cui sta a stento uno spazzolino, mi hanno costretto a prendere in considerazione i tablet per lettura. Ed è stato subito amore: tutta Jane Austen, tutto James Joyce, tutto Shakespeare e così via per 0,99 euro: come è possibile resistere? E poi, costretto dalla inevitabile artrosi (una vita sedentaria e ben alimentata porta lì) mi dedico ogni giorno, anche su una terrazza rivolta sul magico Egeo, a fare 20 minuti di cyclette: ed ecco il fantastico Kindle che mi sovviene «leggendomi» la Austen mentre pedalo (la voce è un po' meccanica ma mi risolve pure qualche dubbio di pronuncia). Nonché l'incredibile meccanismo per cui se tocco una parola sul testo, ecco che appare una «voce» dell'Oxford dictionary.
Devo confessare che mentre i quotidiani di carta ormai non mi appartengono più (solo in qualche rara occasione di viaggio ne consumo), i libri veri e propri restano fermi nella mia vita (e alla faccia di Easyjet e Ryanair me ne faccio inviare una quintalata dalle poste sull'isoletta) ma l'eBook mi sta conquistando.
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