La Spagna, pur afflitta da gravi problemi economici, non dimentica di onorare i suoi migliori scrittori quando, per motivi extraletterari, sono oggetto di un ingiustificato ostracismo. È il caso dei poeti falangisti Dionisio Ridruejo e Leopoldo Panero, rappresentanti significativi della Generazione del '36, di cui quest'anno ricorre, rispettivamente, il centenario della nascita e il cinquantenario della morte, date che hanno promosso vari studi sui due autori (in Italia le Edizioni Medusa preparano un'antologia poetica di Panero). Il primo, Ridruejo, sebbene rompa presto con il franchismo, che accusa di tradire lo spirito rivoluzionario della Falange, ha subito una lunga emarginazione dalla cultura ufficiale; il secondo resta il caso singolare di un grande poeta su cui continua a pesare un ostinato silenzio. Intellettuali di sinistra hanno ammesso le loro responsabilità: Manuel Vázquez Montalbán, chiamando in causa i compagni della militanza, scriveva: «Purtroppo la politica ci ha fatto sottovalutare poeti di rilievo come Leopoldo Panero, José María Valverde, Luis Felipe Vivanco». Anche Andrés Trapiello, autore di successo, si domanda con rammarico: «Che Paese è il nostro dove un poeta eccezionale come Leopoldo Panero è scomparso dalla memoria non solo della gente, ma anche da quella degli stessi poeti?». Occorre dunque ricordare la particolare vicenda vissuta da Panero.
Nato nel 1909 ad Astorga (León), dove muore ne1 1962, all'inizio della guerra civile il poeta è accusato di essere vicino al partito comunista, per cui viene arrestato dall'esercito franchista per essere fucilato. Lo salva l'intervento disperato della madre, che prima si rivolge ad Unamuno e quindi chiede aiuto alla moglie di Franco. Dopo lo scampato pericolo, i genitori decidono che Leopoldo deve entrare in un'unità nazionalista comandata da un parente; un'adesione, che se all'inizio possiamo considerare forzata, con il tempo fu sincera. Terminata la guerra con il suo carico di dolore e morte, il poeta inizia a scrivere La estancia vacía, che pubblica nel 1944; seguono le raccolte Versos al Guadarrama (1945) ed Escrito a cada instante (1949). Panero canta i temi della terra, la famiglia, l'amore e Dio: una poetica intimista connessa allo stato di latente frustrazione causato dalla tragedia della guerra civile. Dunque una scrittura fluida e cristallina, scevra di preziosismi e tesa ad esprimere l'essenzialità di un messaggio profondamente religioso. Il processo di riumanizzazione del sentimento lirico avrà come impronta decisiva l'influenza esercitata da Pablo Neruda, al quale Panero è vicino anche dal punto di vista politico. La rottura fra i due avverrà con la pubblicazione del libro Canto personal (1953), in cui il nostro autore risponde al nerudiano Canto general (1950), accusato di falsificare la realtà. Politica e polemica dunque s'intrecciano e condizionano l'immagine del poeta.
Resta l'opera importante di Panero, poeta dell'intimità e della speranza, colpevole per alcuni di ignorare la dimensione sociale, mentre per altri è proprio la ragione storica - l'atrocità della guerra fratricida - a favorire il ritorno nell'intimo della memoria e delle certezze religiose; a spingere il poeta verso il luogo originario della perduta innocenza.
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