Seni a volontà, di tutti i tipi e di tutte le fogge. Ci sono i “seni senza punta”, i seni “pieni d'oro”, i seni “posticci”, i seni “dell'arte”, i seni “della noia”, i seni “acerbi”... Rotondi, caldi, morbidi, vogliosi, ritrosi, timidi...A ognuno Ramón Gómez de la Serna dedica una descrizione, accurata, precisa, devota nel piccolo capolavoro "Seni". “Questo non è un libro pornografico. Non contiene sfrontatezze, bensì serenità, serenità sensibile e una tranquilla e sorridente meditazione davanti allo spettacolo dei numerosi seni che si vedono nei giardini della vita.” Scrittore e drammaturgo spagnolo, troppo poco conosciuto in Italia, de la Serna ha ampiamente influenzato il movimento avanguardista spagnolo e in particolare il regista surrealista Luis Bunuel. Nel 1917 scrive quello che è consiserato un capolavoro della letteratura erotica: "Seni". Un omaggio a quelle “bacche sugose, polpose e gonfie” in cui “il segreto della materia si è coagulato come in nessun’altra forma”.
Ogni seno è diverso, ha una propria precisa personalità, un mistero che l'uomo cerca affanosamente di scoprire e rivelare tanto che quando pensa alla morte non può fare a meno di pensare che non potrà più giocare con queste "delicate nespole": “Quando pensiamo alla terra come se fossimo morti, come se fossimo stati definitivamente svezzati, quando entriamo in quello stato in cui ormai non si può più aspirare a toccarli, ciò che più immaginiamo che faranno gli altri, quelli che resteranno, sarà “giocare con i seni”.
A ogni seno corrisponde un uomo, un tipo maschile diverso che quelle morbide rotondità tocca, ama, venera. C'è l'uomo che li suona: “L’uomo che suonava i seni non era brusco, precipitoso. Egli rifletteva sui seni, comprendeva come il loro rilievo non sia paragonabile a nulla e trovava loro i profili più belli.” C'è l'uomo che li vende: “Quel fondo di negozio in cui si riunivano tutti i seni di cui era padrone il venditore di seni, produceva quella sensazione di biancore, di sfericità e di numero che produce un negozio di uova.” C'è l'eremita che contempla asceticamente i seni: “Il termine di un’esistenza può essere la contemplazione di un paio di seni, contemplazione dell’eremita che prende nelle sue mani dei seni di donna e li contempla come se rivelassero tutto l’inganno della vita, visibile e palese”. Sì perchè è proprio nei seni, secondo de la Serna, che si nasconde il segreto delle donne, il segreto della materia: “Toccare i tuoi seni non è solo toccare dei seni, è poter toccare te nel più profondo” dice sorpreso ed estasiato il poeta: “ I tuoi seni mi sorprendono – le dicevo – come se non fossero seni, ma una cosa diversa…”
In "Seni" la felicità, il gioco, la vita dominano in ogni riga. E' un'opera lieve come la pelle delle donne, profonda come la malinconia di un innamorato, casta come una fanciulla dove si svolge il più grande colloquio tra un poeta e il mistero femminile: “La cosa più sfingica della sfinge -dice de la Serna nel prologo all'opera- non è il suo sorriso, né i suoi occhi, né la sua fronte, ma i suoi seni”.
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