Da Di Maio a Travaglio, chi disprezza (il Cav) poi vuol esser pubblicato

Quante acrobazie retoriche devono compiere tutti gli avversari/nemici di Berlusconi che pubblicano per Mondadori e Einaudi, e ora Rizzoli, per giustificare la propria scelta? Tutti gli esempi più famosi

Da Di Maio a Travaglio, chi disprezza (il Cav) poi vuol esser pubblicato

Ricordo, anni fa, durante un Salone del libro di Torino, una divertentissima serata, era una festa Einaudi, sul terrazzo di casa Franco – Ernesto Franco, direttore editoriale della Einaudi. Erano gli anni in cui la guerra ideologica tra berlusconismo e antiberlusconismo era al suo culmine, gli anni del conflitto di interesse da una parte e dall’altra dei Saloni del libro che, a scorrere l’elenco degli ospiti d’onore, erano qualcosa di molto simile a un congresso ombra del Pd.

Comunque. L’aspetto divertente della serata, che scorreva via fra un finger food (“Ottimi questi bocconcini di Fassona!”) e un calice di rosso (“Ummmmmh… Questo Barolo Monfortino mi sembra un po’ freddo”), era ascoltare le ironie dell’intero parterre di invitati sul Presidente (all’epoca) del Consiglio Silvio Berlusconi, “impresentabile” e “vergognoso”, con cui nessuno di loro voleva avere a che fare (“Persona imbarazzante…”), ma del quale stavano spiluccando il luculento catering, pagato dalla casa madre: Mondadori. La stragrande maggioranza di loro era autore del gruppo della famiglia Berlusconi, ma – si sa – “Einaudi è un’altra cosa…”.

Certo, è sempre “un’altra cosa”. Il “problema è un altro” e “la questione è più complessa”.

La questione, più che complessa, è curiosa. E si ripete da quando Silvio Berlusconi, patron di Mondadori-Einaudi (e oggi anche di Rizzoli) entrò in politica, e continua ancora oggi, quasi vent’anni dopo… E anche le domande restano le stesse. La prima: come è possibile che, a parte qualche direttore del “Giornale” e pochissime altre grandi firme, per uno scrittore o un professore o un giornalista “di area” sia praticamente impossibile entrare in Mondadori, mentre l’ultimo scappato di casa che pascola nell’area della Sinistra trova subito un contratto a Segrate (o in Mediaset, che è lo stesso)? La seconda: ma quante acrobazie retoriche devono compiere tutti gli avversari barra nemici di Berlusconi che pubblicano per Mondadori e Einaudi, e ora Rizzoli, per giustificare la propria scelta? Sul tema negli anni si è scritto tanto, ed esiste bibliografia enorme. Keyword: “Ipocrisia”.

Oggi la polemica, sempre tenuta viva a destra e sempre sminuita a sinistra, torna di moda. I grillini doc sono infastiditi, o fanno finta di niente, ma intanto il loro leader e ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si è accodato a quanti pur combattendo in tutto e per tutto Berlusconi poi bussano alla porta del suo gruppo editoriale: il suo primo libro, “Un amore chiamato politica”, esce per Piemme. Che fa appunto parte della galassia editoriale del Presidente. La domanda è sempre quella: con tutte le case editrici che ci sono, proprio una di Berlusconi? Ma perché?

Da un lato lo criticano ma poi, quando sono a caccia di un editore, non disdegnano di farci business. E l’uomo politico pessimo diventa improvvisamente un imprenditore eccellente. Dipende tutto dai punti di vista. E quello economico - si sa - riserva spesso prospettive inedite…

A parte pochissime eccezioni (Corrado Stajano che passò subito a Garzanti, Michele Serra che se ne andò a Feltrinelli dimostrando che un’alternativa c’è sempre, Vito Mancuso che a un certo punto pose un problema etico, tardivamente Roberto Saviano… ma andiamo a memoria: dimentichiamo di certo qualcuno), tutti i migliori antiberlusconiani hanno sempre continuato a scrivere, pubblicare e guadagnare senza vergogna con Berlusconi (“No, semmai sono io che faccio guadagnare lui con i miei libri”, come capisce chiunque, non è una risposta, ma solo una divertente boutade). Dalla “A” di Corrado Augias (18 libri dal 1996 al 2020 pubblicati con Mondadori o Einaudi) alla “Z” di Gustavo Zagrebelsky (12 saggi dal 1996 a oggi usciti da Einaudi), l’alfabeto dei berlusconiani-a-intermittenza è completo, passando anche per la “T” di Marco Travaglio: da pochi mesi ha pubblicato una sua biografia “per immagini” di Indro Montanelli per Rizzoli, cioè Berlusconi (“Sì, ma i perché i diritti di Montanelli sono di Rizzoli!”. “Può darsi, ma i soldi che prendi sono di Berlusconi”).

E per il resto, non manca nessuno. C’è il fondatore del quotidiano “La Repubblica”, Eugenio Scalfari, arcinemico del Cavaliere, con il quale però ha pubblicato nei prestigiosi “Meridiani” Mondadori. Segrate val bene un’abiura. Ai tempi del primo governo guidato dai Cinquestelle, del resto, dichiarò di preferire Berlusconi a Di Maio.

E poi Concita De Gregorio, la quale ha pubblicato molto con Einaudi, anche il suo ultimo “Il tempo di guerra”. Lo storico della letteratura Alberto Asor Rosa: per Einaudi ha scritto decine di saggi e con Mondadori ci ha fatto pure lui un “Meridiano”. Paolo Cognetti, il bestsellerista che ha pubblicato “Le otte montagne” con Einaudi ma che in un incontro pubblico sul palco disse di aver deciso di abbandonare Milano per rifugiarsi sui monti perché oppresso dal “berlusconismo” che si respirava in città. O Nicola Lagioia, autore d’oro Einaudi e antiberlusconiano di ferro il quale – non a caso - l’anno prossimo prenderà il posto di Ernesto Franco come direttore editoriale della Einaudi: offrirà anche lui ricchi buffet pagati da Berlusconi ai suoi amici Raimo, Lipperini&Co.?

E ancora: come dimenticare Federico Rampini, Nadia Fusini, Piergiorgio Odifreddi, Michela Marzano, Adriano Prosperi… e nomi ancora più radicali come Erri De Luca (simpatico, disse: io non me ne vado, semmai è lui che deve buttarmi fuori…), Francesco Guccini e perfino Massimo D’Alema, tutti – chi più chi meno, chi prima chi dopo - autori “al soldo” di Segrate… Almeno Mauro Corona, di fronte alla

irrisolta contraddizione di voltare la faccia al Berlusconi politico ma salutare sussiegosi il Berlusconi editore, una volta confessò: “Come scrittore ho il cuore a sinistra e il portafoglio a destra: devo pur mangiare”. Appunto.

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