Quanti di quelli che scrivevano "Je Suis Charlie", avevano mai letto la rivista satirica prima degli attentati di settimana scorsa? Con ogni probabilità, pochissimi. Io, lo confesso, sono tra questi. Un poco più nota è forse Le Canard Enchainè, il più celebre settimanale umoristico d'oltralpe (la tiratura è di 500.000 copie contro le 60.000 di Charlie Hebdo).
Come da copione, anche "l'anatra" più famosa di Francia - che quest'anno festeggia i primi cent'anni di vita - è finita nel mirino dei terroristi. Il giornale, in edicola questa settimana con un numero dedicato proprio ai colleghi di Charlie, rivela di aver ricevuto il messaggio minatorio "Adesso tocca a voi" e "Vi taglieremo con l'accetta". Sull'accaduto ha aperto un'inchiesta la procura parigina, che ha anche disposto maggiori misure di protezioni per la redazione di Le Canard.
E proprio a Le Canard Enchainé è dedicata una delle più belle pagine del Nobel francese per la Letteratura Albert Camus. Nel novembre 1939 il romanziere e filosofo franco-algerino scriveva sulle colonne del quotidiano Le Soir Republicain un "Manifesto per il giornalismo libero", in forte polemica verso la connivenza della stampa francese con la censura di guerra allora in vigore.
Nel Manifesto, Camus elenca quattro "virtù" essenziali per la difesa del giornalismo libero: la "lucidità", la capacità di "rifiutarsi", "l'ostinazione" e "l'ironia". Proprio elogiando le potenzialità dell'ironia come arma in grado di sfidare e irridere il potere, Camus scriveva: "L'ironia completa la resistenza, nel senso che permette non già di respingere ciò che è falso ma, spesso, di dire ciò che è vero."
"Un giornalista libero, nel 1939, non si fa troppe illusioni sull' intelligenza di quelli che lo opprimono - si legge ancora - È pessimista per quanto riguarda l' uomo. Una verità enunciata in tono dogmatico viene censurata nove volte su dieci. La stessa verità detta scherzosamente, solo cinque volte su dieci". E qui arriva l'omaggio alla libertà e al coraggio di Le Canard Enchainé, in grado di sfidare anche l'intervento della censura.
È poi interessante seguire la storia di questo editoriale: esso venne censurato dai controlli sulla stampa allora imposti dalle autorità militari (la Francia era in guerra da due mesi) e poi dimenticato negli archivi di Aix-en-Provence fino al 2012, quando venne
ritrovato dalla giornalista di Le Monde Macha Séry e quindi nuovamente ripubblicato.In tutti questi anni, Le Canard Enchainé non ha mai smesso di andare in edicola. Ironico, libero e coraggioso.
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