Se, come ammoniva Flaubert, non bisogna avvicinarsi troppo agli idoli, per non rovinarne la doratura con un tocco maldestro, allora come si racconta un mito? Un uomo capace di diventare patrimonio comune di un Paese, un uomo capace di essere considerato un punto di riferimento, un maestro, anche dai suoi nemici. Malgrado il nome completo: Indro Alessandro Raffaello Schizògene Montanelli, con quello Schizògene, coniato dal greco, che vale "creatore di divisione", persino "seminatore di zizzania". Ma la statura culturale e - egli mi perdoni - intellettuale non avrebbe potuto non essergli riconosciuta anche da chi si schierava in maniera diversa, magari opposta. Come ricordare allora un fondatore del nostro giornale, che ci manca da vent'anni, scansando l'agiografia polverosa e senza che la flaubertiana doratura ci rimanga sulle dita?
La risposta è di Massimo M. Veronese, che ha curato il volume dedicato a Indro Montanelli: «È probabilmente l’aneddotica il modo più efficace per descriverlo, senza incorrere nella retorica che circonda sempre simili campioni del pensiero. Ecco perché sono preziosi i racconti di chi lo ha conosciuto, di chi ha lavorato a stretto gomito con lui, di chi ne ha condiviso gioie e dolori. Questo libro è una raccolta delle testimonianze dei suoi compagni di molte avventure e di chi, in un modo o nell’altro, ha avuto la fortuna di conoscerlo. Giornalisti che insieme a lui hanno fondato e inventato il Giornale come Mario Cervi, Enzo Bettiza, Paolo Granzotto; o che hanno lavorato in questa testata come Beppe Severgnini e Mario Giordano; oppure che vi hanno collaborato come quel Giampiero Mughini che, pur militando per un periodo nell’estrema sinistra, fu strenuo difensore di Montanelli nei salotti di una certa borghesia radical chic che all’epoca lo additava come un fascista».
Un ritratto corale, insomma, un mosaico che si compone da tanti episodi di vita, raccontati in prima persona per arrivare ad evocare l’immagine immediata e vivace di un personaggio che ha caratterizzato un’epoca. «Osservandolo attraverso tanti episodi di vita, il lettore può farsi un’idea più oggettiva, più vera di un personaggio che mai come ora viene tirato per la giacca, spesso in maniera strumentale, dai tanti che vogliono assicurarsi un padre di prestigio».
Un giornalista - perché tale, semplicemente, era e voleva essere - che ha lasciato un’orma indelebile per ciò che ha fatto e per lo stile inconfondibile con cui l'ha fatto: uno stile che lo ha reso unico, irripetibile.
«Montanelli Mon Amour. Il Principe del giornalismo raccontato dalle grandi firme de il Giornale». A cura di Massimo M. Veronese.
Con il contributo di: Daniele Abbiati, Maurizio Acerbi, Massimo Bertarelli, Enzo Bettiza, Gian Galeazzo Biazzi Vergani, Giacomo Bonessa, Mario Cervi, Tony Damascelli, Roberto Gervaso, Mario Giordano, Paolo Granzotto, Beppe Gualazzini, Rolly Marchi, Luigi Mascheroni, Alberto Mazzuca, Giancarlo Mazzuca, Augusto Minzolini, Gianni Moncini, Giampiero Mughini, Franco Ordine, Alberto Pasolini Zanelli, Andrea Pasqualetto, Beppe Severgnini, Giorgio Soavi, Marcello Staglieno e Giorgio Torelli.In edicola con il Giornale dal 21 luglio a € 7,50
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