È morto il fotoreporter italiano Romano Cagnoni

Era tra i più noti al mondo. Il suo ritratto di Ho Chi Minh finì in copertina su Life

È morto a 82 anni, dopo una carriera lunga e fortunata carriera il fotoreporter Romano Cagnoni, tra i più importanti fotogiornalisti italiani. Nativo di Pietrasanta, in provincia di Lucca, dove è morto oggi in casa sua, aveva a lungo pubblicato sulla stampa estera, soprattutto britannica, lavorando da freelance.

Cagnoni, che aveva iniziato a scattare nella sua città d'origine, fotografandone i laboratori di scultura quando era ancora giovanissimo, aveva vissuto per trent'anni a Londra, dove si era trasferito nel 1958. In questo periodo aveva lavorato anche con Simon Guttmann, tra i fondatori del fotogiornalismo moderno.

Dopo aver seguito la campagna elettorale per la premiership del laburista Harold
Wilson, per primo tra gli occidentali Cagnoni era riuscito a entrare nel Vietnam del Nord, insieme a James Cameron. Di ritorno dal Paese, aveva ottenuto la copertina della rivista Life con il suo ritratto del presidente Ho Chi Minh. Negli anni aveva fotografato i conflitti di mezzo mondo, dalla Cambogia al Biafra, da Israele all'Irlanda del Nord, poi Afghanistan, Jugoslavia, Cecenia e Kosovo.

Nel 1968 Cagnoni vinse negli Stati Uniti un Overseas Press Award. Documentò poi il Cile di Allende, il ritorno di Peron in Argentina, la guerra del Yom Kippur in Israele e la guerra in Cambogia. Tra le sue storie da copertina quelle sull'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1980, il golpe militare in Polonia nel 1981, la guerra delle Falkland nel 1982.

Il German Art Directors Club gli conferì una medaglia di bronzo per il suo racconto della

distruzione dell'ex Jugoslavia, prodotto con una macchina fotografica a grande
formato. "Pictures on the Pages", curato dall'editor del Sunday Times Harold Evans, lo incluse nel novero dei fotoreporter più famosi al mondo.

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