Anche l'ex sottosegretario Vittorio Sgarbi è stato arruolato dal governatore Roberto Maroni fra gli ambasciatori alle belle arti della Regione Lombardia per l'Expo del 2015 a Milano. Sgarbi, che nei giorni scorsi ha tenuto una conferenza stampa al belvedere di Palazzo Lombardia, si occuperà di progettare un'offerta culturale per i 20 milioni di visitatori attesi in città, anche per offrire loro, una volta "usciti dall'incubo dei padiglioni merdosi che gli hanno costruito" di vedere le bellezze di una città che "è la quarta italiana per il patrimonio artistico". Fra le idee condivise con Maroni, la richiesta di portare a Milano per i 6 mesi dell'Expo i Bronzi di Riace, che sono "ostaggio della 'ndrangheta" rappresentata dagli interessi delle istituzioni locali, magari "in cambio di due Caravaggio" del fondo gestito dal ministero dell'Interno.
Apriti cielo.
La proposta sensatissima di Sgarbi ha inevitabilmente dato il via ai soliti cori di "no" dei soliti "signori no". Eppure basta dare un'oicchiata ai numeri dei Bronzi di Riace - e, più in generale, del sistema artistico italiano, per capire che qualcosa non funziona, che portare avanti il modus operandi adottato sino ad oggi non rilancerà mai il settore in Italia, che l'arte potrebbe davvero essere uno dei cavalli di battaglia per il brand italiano. Così non è. I Bronzi di Riace si trovano nel Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria, fresco di restauro. Dal 2009 al dicembre del 2013 è rimasto chiuso per un intervento da 32 milioni di euro. Un progetto mastodontico affidato all'ABDR Architetti Associati che, purtroppo, non viene ripagato dalle visite. Come riporta Paolo Conti sul Corriere della Sera, nel primo quadrismestre di quest'anno i visitatori paganti sono stati poco più di 21mila per un incasso complessivo di quasi 101mila euro. Se contiamo anche i non paganti, invece, si arriva a superare i 57mila. Se si divide l'incasso per sette (il Museo è aperto tutta la settimana dalle 9 alle 19) si arriva a un incasso giornaliero di 840 euro. "Forse stupirò qualcuno, ma mi ritengo soddisfatta dei risultati - spiega la sovrintendente Simonetta Bonomi al Corsera - abbiamo appena calcolato qui a Reggio Calabria i dati finali del semestre gennaio-luglio 2014 e, tra paganti e non paganti, siamo a quota 98.672". Nel 2010, quando i Bronzi di Riace si trovavano a Palazzo Campanella, le visite furono meno di 47mila.
"Mi auguro di mantenermi su questa quota - continua la Bonomi - di non superare mai i 240mila ingressi perché le visite ai Bronzi di Riace hanno limitazioni di tempo e quindi il museo soffre spesso per l'inevitabile usura causata dai numeri, soprattutto dalle scolaresche. Difficile mantenere pulita e in ordine una struttura simile".
Peccato che a questi ritmi non solo non si ripagheranno mai 32 milioni euro spesi per il restauro, ma non basteranno nemmeno a pagare gli stipendi nai 45 dipendenti. Per fortuna, rispetto agli anni Novanta, sono diminuiti. Un tempo erano un vero e proprio esercito: 120.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.