Più passano gli anni, e più la polemica sull'impegno politico di Ezra Pound, invece di sbiadire diventa più appassionata. A oltre quarant'anni dalla morte, riecheggia ancora la domanda, un po' retorica e molto strumentale, se Pound sia stato fascista. La risposta non può che essere affermativa: Pound fu fascista, e anche convinto, ma questa sarebbe una sentenza parziale e insufficiente; fu anche, allo stesso tempo e con la stessa passione, confuciano, jeffersoniano, propagandista del Credito Sociale e seguace delle teorie di Silvio Gesell. E molto altro ancora, perché Pound era soprattutto un uomo integrale, che cercava di vivere le idee che professava, senza appiccicarsi addosso etichette ma rimboccandosi le maniche; essendo, poi, soprattutto un poeta, e quindi dotato di una particolare sensibilità e di un senso etico spiccato, sentiva l'enorme responsabilità di additare agli altri la retta via, proprio come aveva fatto uno dei suoi autori preferiti, Dante Alighieri, la cui Commedia Pound scelse, non a caso, come modello per i suoi Cantos .
Un contributo davvero importante alla decifrazione della complessità di Pound ci viene offerto da un saggio appena pubblicato nel Regno Unito, Ezra Pound: Poet. The Epic Years 1921-1939 , di David Moody (Oxford University Press, pagg. 422 £ 25); si tratta del secondo di tre tomi interamente dedicati al poeta americano, dei quali il primo uscì nel 2007 e il terzo, dedicato agli anni più tragici, dal 1940 alla morte, avvenuta nel 1972, è previsto per l'anno prossimo. Moody è professore emerito all'Università di York, dove ha insegnato per tanti anni Letteratura inglese e americana, ed è autore, tra l'altro, di alcuni tra i più acclamati saggi critici sul modernismo letterario e su T.S. Eliot in particolare.
Gli anni Venti e Trenta dello scorso secolo sono, per Pound, i più produttivi, quelli in cui è, davvero, un «vulcano solitario», come lo aveva definito Yeats già nel 1909, un passionale entusiasta, le cui violente eruzioni minacciavano i luoghi comuni di tutte le discipline. Innanzitutto, la letteratura e la poesia, poi la musica, l'economia, la storia, la politica, l'antropologia, la sinologia e la yamatologia, le scienze naturali e le arti figurative; in tutti questi campi, Pound si muove da dilettante, cioè con passione, e lascia in ognuno di essi una personalissima e indelebile traccia. Compone opere musicali e scrive un trattato d'armonia; traduce i classici della letteratura cinese e mette in scena i principali drammi Noh giapponesi; incontra l'antropologo tedesco Leo Frobenius e divulga il suo concetto di paideuma; scrive altri 30 Cantos infarciti di storia europea, americana e cinese e promuove giovani artisti, pittori e scultori; aiuta in modo determinante autori come Eliot, Joyce e Wyndham Lewis a raggiungere la maturità e dà consigli altrettanto importanti a scrittori già affermati come Yeats, Hemingway, Lawrence e Frost.
Lasciata Londra per Parigi nel 1921, Pound rimane nella capitale francese per tre anni, ma il clima è freddo e l'atmosfera decadente. Nel 1924 viene in Italia, e si convince che il nostro è davvero il Bel Paese. Inizialmente pensa di stabilirsi in Sicilia, ma alla bellezza del luogo preferisce la facilità di comunicazioni, e opta per la riviera ligure, scegliendo Rapallo, che sarà la sua dimora per i successivi vent'anni, quelli più significativi della sua vita, nei quali, tra l'altro, diventerà padre di Mary, sua fedele traduttrice e amorevole custode.
Moody racconta, con stile avvincente, di come il giovane esteta, algido e distaccato dalla realtà, diventa un ardente uomo di parte, convinto fino in fondo della propria missione educativa: mostrare, a chi ha ruoli di governo, come agire per il bene del popolo; è questo il senso del suo opus magnum , i Cantos , un poema epico che contiene esempi concreti di buon governo tratti dalla storia universale. A questo scopo, egli non offre ricostruzioni dettagliate dei fatti o delle vite citati, ma unisce frammenti significativi, che implicano una pregressa conoscenza dell'argomento. I Cantos sono stati, per questo, spesso liquidati come un'accozzaglia di fatti e personaggi male assemblati, ma in realtà sono, come Pound stesso ribadì nella celebre intervista concessa a Pasolini, «musica; temi musicali che si intrecciano l'un l'altro», fino a realizzare un quadro complesso e grandioso, seppur incompleto, come dimostra efficacemente l'autore della biografia, che ci guida brillantemente alla comprensione del poema.
Tornando all'aspetto di Pound che continua a essere assillante, ovvero la sua ammirazione per il fascismo italiano e soprattutto per Benito Mussolini, che lo ricevette in udienza il 30 gennaio 1933, come viene ricordato sempre nei Cantos , vale la pena, per chiudere l'argomento, di riportare le parole testuali di David Moody, poste all'inizio del suo libro: «Dopo il crack del 1929, Pound trovava scellerato il comportamento dei governi democratici, che si diedero da fare per salvare le banche e il sistema finanziario responsabile della crisi e della depressione, invece di impegnarsi a salvaguardare il benessere del popolo.
Per Pound, era una verità indiscutibile, un assioma insomma, che un governo democratico dovesse servire gli interessi del popolo e non di quei pochi che controllavano la ricchezza della nazione; e, ancora, riteneva che fosse un atto irresponsabile e criminale lasciare il credito di una nazione nelle mani di banchieri e speculatori che lo usavano a scopi di profitto personale, infischiandosene dell'interesse pubblico. Allo stesso tempo, vivendo in Italia, aveva notato, invece, che Mussolini, dittatore fascista e antidemocratico, si preoccupava del bene del popolo, e costringeva le banche a soddisfare i bisogni della nazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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