La "nave spaziale" della Cia e i suoi piloti pericolosi

Negli anni '60 la Cia sviluppò un aereo capace di viaggiare a velocità mai raggiunta prima. Il suo compito era spiare e abbattere i missili dei sovietici, che pure contribuirono a loro insaputa nella sua "costruzione"

La "nave spaziale" della Cia e i suoi piloti pericolosi

Se andate sul sito della Lockheed Martin, azienda statunitense leader nel settore aeronautico, alla voce “Skunk Works” troverete il disegno cartoonesco di una piccola puzzola beffarda a braccia conserte con scritto: “L’85% del nostro lavoro è classificato e protetto da segreto per la sicurezza nazionale”. Negli anni ’60 tra quei lavori (oggi in gran parte noti), troneggiava l’oggetto del desiderio del Programma Oxcart della CIA: l’elaborazione di un aereo spia capace di intercettare i missili nucleari dei sovietici e in grado di mantenere per l’intero tragitto una velocità supersonica di Mach 3. Un velivolo che sembrava più una nave spaziale uscita da uno story-board di Star Wars che un caccia militare. Sarebbe stato custodito in una base segreta costruita sul letto di un grande lago asciutto nel cuore del deserto del Nevada, il Groom Lake, e avrebbe contribuito ad alimentare le voci secondo cui quella base, l'ormai famigerata Area 51, ospitasse in verità degli Ufo.

Un "oggetto volante" mai visto prima

Classificato come A-12 Oxcart, era destinato ad essere - e a rimanere - l'aereo militare operativo “più veloce della storia” - sebbene sia stato il suo diretto successore: l’Yf-12 che portò allo sviluppo dell’Sr-71 Blackbird, a restare dell’immaginario comune. Per costruire entrambi però, secondo l’ingegnere progettista della divisione Skunk Works, l’uomo dell’aereo spia U-2 Clarence "Kelly" Johnson, sarebbe stato essenziale un particolare metallo capace di resistere per tempi prolungati alla temperatura di fusione, con proprietà specifiche di resistenza alla trazione molto elevate. Stiamo parlando del titanio, che a quel tempo reperibile solo Unione Sovietica (o almeno nelle quantità necessarie allo sviluppo del programma, ndr). Fu allora che gli agenti della CIA entrarono in partita.

Il problema del titanio da spillare al nemico

Sviluppare un aereo così straordinario avrebbe portato agli Stati Uniti un considerevole vantaggio strategico sui propri avversari. Ma per realizzare Oxcart, era necessario che i servizi segreti americani elaborassero un escamotage per comprare il titanio estratto dai comunisti sotto il naso di Mosca, senza che il Cremlino e il suo Kgb potessero sospettare nulla. Non avrebbe mai immaginato a cosa sarebbe servito: forgiare componente dopo componente un aereo supersonico destinato a spiare il territorio nemico, e ad acciuffare i missili nucleari che Mosca avrebbe lanciato nel caso che la quella Guerra Fredda fosse diventata calda.

"Il nostro fornitore, Titanium Metals Corporation, aveva solo riserve limitate della lega preziosa, così la CIA ha condotto una ricerca in tutto il mondo e, utilizzando terze parti e società fittizie, è riuscita ad acquistare con discrezione il metallo da uno dei principali esportatori mondiale, l'Unione Sovietica. I russi non hanno mai avuto la minima idea di come stessero effettivamente contribuendo alla creazione dell'aereo in costruzione per spiare la loro patria”. Scrive Ben Rich nel suo libro “Skunk Works: A Personal Memoir of My Years of Lockheed”, come raccontato da Alex Holling per Sandboxx.

In questo modo la CIA, che gestiva il programma, poteva rassicurare il Pentagono e la Casa Bianca riguardo la possibilità di “spiare” le armate nemiche, come aveva fatto con gli U-2 Dragon Lady, ma una velocità supersonica, garantendo che l’aereo avrebbe resistito alle sollecitazioni dei Mach 3 e ad un calore di oltre mille gradi Fahrenheit. Questo perché la maggior parte degli aerei in grado di raggiungere una velocità supersonica, Mach 1+, sono sviluppati per delle accellerazioni limitate ottenute mediante l’uso dei postbruciatori. Gli aerei del Programma Oxcart dovevano poter sostenere quelle velocità impensabili per ore, e la resistenza dell’alluminio e dell’acciaio non erano in grado di sopperire un tale sforzo. Il problema però non si limitava allo sviluppo di quel nuovo vettore segreto in una delle più famose basi segrete della storia: bisogna anche trovare i piloti che lo avrebbero testato e portato in missione.

Nel libro "Archangel: CIA's Supersonic A-12 Reconnaissance Aircraft", lo storico ufficiale della CIA David Robarge ha raccontato molti segreti del programma Oxcart. Compresi i criteri a dir poco “peculiari” che l’agenzia aveva imposto per trovare i piloti che dovevano portare in aria quel velivolo scuro e acuminato, lungo 31 metri con ali a freccia e vistosi impennaggi, spaventosamente veloce e incredibilmente pericoloso per chi era nella cabina di pilotaggio - vestito con una sorta di tuta da astronauta - dato che volava a 3.500 km/h nei cieli più pericolosi della terra per un aereo “made in USA”.

I migliori piloti per gli aerei migliori, tra segretezza e deterrenza

Come valse per gli aerei spia U-2, la CIA, che operava i voli nelle missioni segrete di altissimo livello, intendeva avvalersi dei migliori piloti della Forza Aerea Statunitense. Ma solo a patto ch'essi rispondessero a determinati requisiti. Come spiegato da Alex Holling, i piloti dovevano essere “altamente qualificati e competenti, con almeno 2.000 ore di volo totali, 1.000 delle quali maturate sui caccia di ultima generazione ad alte prestazioni”. Dovevano essere “sposati, emotivamente stabili e ben motivati” e tra i 25 e i 40 anni di età. Inoltre, dovevano “misurare meno di 1 metro e 80 cm e pesare meno di 80 kg: in modo da potersi adattare all'angusta cabina di pilotaggio dell’A-12”.

Tutto quadrerebbe se non quella necessità di avere una fede al dito. Perché mai essere sposati, meglio se con figli, doveva essere una qualifica necessaria a condurre in missione un jet ad alte prestazioni? Perché la CIA, preoccupata dalle spie sovietiche, dalle defezioni e dall’alto tradimento con cui aveva dovuto fare i conti negli anni oscuri del Maccartismo, voleva possedere una sorta di deterrenza nei confronti dei piloti ai quali avrebbe affidato un aereo top-secret dalle prestazione quasi “spaziali”.

Nello stesso anno in cui Johnson e le puzzole della Lockheed si preparavano al primo test in volo dell’A-12 Oxcart, il 1962, almeno una dozzina di funzionari dell'intelligence e altri membri dei servizi segreti americani avevano tradito l'America per offrire i loro servigi alla causa comunista. Tra loro c’era anche un ufficiale dell’Aeronautica, ma soprattutto un sottufficiale del Corpo del Marines che rispondeva al nome di Lee Harvey Oswald. L’uomo appena un anno dopo - almeno secondo la sentenza ufficiale emessa dalla Commissione Warren - avrebbe assassinato il presidente americano John F. Kennedy, centrandolo due volte, una alla gola e una alla tempia, con un fucile Carcano mod. 91 della prima guerra mondiale, da una distanza di 105 metri.

Sebbene le fonti ufficiali, e anche quelle non ufficiali, motivino il requisito del matrimonio come “misura della maturità” del pilota, sostenendo che gli uomini sposati e con figli siano più stabili e equilibrati, la possibile verità era quella di possedere “un’assicurazione sociale contro un potenziale disertore” al quale sarebbe stato affidato “uno dei segreti di stato più costosi e tecnologicamente avanzati d’America”. Un fattore che, se guardato con un pizzico di malafede, fa pensare ad una pratica molto più vicina agli usi e costumi dell’Unione Sovietica: dove le famiglie dei disertori rischiavano d'essere spedite in qualche gulag nel caso che il “compagno” avesse tradito e loro ne fossero state complici.

"Undici" piccoli indiani

Al termine delle selezioni, solo 11 uomini venero selezionati per entrare al servizio dell'agenzia e avere l’onore, e l’onere, di pilotare l’aereo spia più veloce della storia. Due di loro, Walter L. Ray e Jack W. Weeks, avrebbero perso la vita in due diversi incidenti. Cinque dei tredici velivoli prodotti andarono distrutti durante i test. Uno, quello pilotato da Weeks, disperso in azione dopo esser decollato dalla base di Okinawa nel 1968; base dalla quale decollavano i velivoli del Programma Oxcart per condurre missioni segrete nei cieli del Viet Nam e della Corea del Nord. Durante le missioni sulla Corea venne monitorato lo spostamento delle truppe in prossimità nel 38° parallelo e venne fotografata la nave-spia statunitense USS Pueblo dopo essere stata cattura. Lo stesso anno il Programma Oxcart sarebbe terminato e l’A-12 lasciato a terra per passare il testimone al suo successore, l’Sr-71 Blackbird.

Sfido il lettore, se riesce ad immaginarsi colto di sorpresa dal passaggio di un velivolo in titanio scintillante e

appuntino che a velocità supersonica gli sfreccia sulla testa nei cieli del Nevada all’inizio degli anni ’60, a non credere, almeno in quel preciso momento all’esistenza di alieni, ospiti abituali della cara e vecchia Area 51.

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