Nella stanza di Virginia: "Scrivo queste pagine senza fermarmi a pensare e trovo diamanti tra i rifiuti"

Per la prima volta i suoi "Diari" arrivano anche in italiano, in versione integrale: ecco una anticipazione dal primo volume, che raccoglie i testi fra il 1915 e il 1919

Nella stanza di Virginia: "Scrivo queste pagine senza fermarmi a pensare e trovo diamanti tra i rifiuti"

Arrivano per la prima volta in italiano, in versione integrale, grazie all’editore Bompiani, i Diari di Virginia Woolf: dal 25 maggio sarà in libreria il primo dei cinque volumi previsti, quello dedicato agli anni «1915-1919» (pagg. 496, euro 28). L’introduzione è di Mario Fortunato, la traduzione e la cura di Giovanna Granato, che si è occupata dell’intera opera. Per gentile concessione dell’editore anticipiamo qui un ampio brano tratto da due giornate, all’inizio del 1919.

Lunedì 20 gennaio

Appena sarò in grado di comprare un quaderno intendo ricopiare queste parole, perciò eviterò i classici fronzoli da anno nuovo. Stavolta non sono i soldi a mancarmi bensì le risorse, dopo due settimane a letto, per arrivare in Fleet Street. Sento perfino i muscoli della mano destra come deve sentirli una domestica. Cosa strana, ho la medesima rigidità nel manipolare le frasi, anche se, a rigore, mentalmente dovrei essere equipaggiata meglio ora che un mese fa. Le due settimane a letto sono dipese dall'estrazione di un dente, & da un mal di testa causato dalla stanchezza una faccenda lunga, noiosa, che si dissipava & s'infittiva come la foschia in una giornata di gennaio. Un'ora di scrittura al giorno, di più non mi è concesso per le prossime settimane; & siccome L. è uscito & sono indietrissimo con il mese di gennaio, eccomi qui a spendere la quota risparmiata stamattina. Va tenuto però presente che questa del diario non conta come scrittura, perché ho appena riletto il diario dell'anno scorso & mi ha molto colpito la sua sfrenata, imprevedibile andatura galoppante, che ogni tanto scarta in modo quasi intollerabile sull'acciottolato. Ma se non l'avessi scritto a una velocità che supera la più veloce macchina da scrivere, se mi fossi soffermata a pensare, non l'avrei scritto per niente; & il vantaggio di questo metodo è che involontariamente rastrella parecchi argomenti disseminati qua e là che se esitassi escluderei, & invece sono diamanti tra l'immondizia. Se Virginia Woolf a 50 anni, quando userà questi quaderni per ricostruire le sue memorie, non riuscirà a formulare una frase che si rispetti, non posso che compatirla & ricordarle che esiste il camino, dove ha il mio permesso di bruciare queste pagine riducendole ad altrettante pellicole nere dagli occhi di brace. Ma quanto le invidio il compito che le vado preparando! Non ce n'è un altro che mi piacerebbe di più. La sola idea sottrae motivi di terrore al mio 37° compleanno di sabato prossimo. In parte a beneficio di quell'anziana signora (ci sarà poco da svicolare: a 50 si è anziani, anche se già prevedo le sue rimostranze & concordo con lei che essere vecchi è un'altra cosa), in parte per avviare l'anno su basi solide, intendo trascorrere le serate di questa settimana di prigionia a fare un bilancio delle mie amicizie & del loro stato attuale, soffermandomi su qualche aspetto caratteriale; & aggiungere una valutazione del loro lavoro & una previsione sui loro lavori futuri. La 50enne saprà poi dire quanto mi sono avvicinata alla verità; ma per stasera ho scritto abbastanza (appena ¼ d'ora, vedo).
Per riassumere; ammetto che non mi piace pensare a una 50enne. Ma non perdiamoci d'animo; Roger ha superato quell'età & è ancora capace di provare sentimenti, di divertirsi & di svolgere un ruolo di tutto rispetto nella vita.

Mercoledì 22 gennaio

Oggi è mercoledì 22 gennaio. Ho passato altri due giorni a letto & questo conta come il primo giorno di completa guarigione. Stamattina ho apportato persino dei ritocchi & delle aggiunte a una frase. Ho un libro su Meredith da fare per il Times, e oggi pomeriggio abbiamo passeggiato, perciò sono quasi tornata alla vecchia condizione. Siccome su a Londra non ci posso andare & stando qui seduta vicino al camino vedo solo le piccole foto incorniciate di Alix & di Fredegond, tanto vale gettare quelle solide basi che mi sembrano auspicabili.
Quanti amici ho? Ci sono Lytton, Desmond, Saxon; loro appartengono alla fase Cambridge della vita; molto intellettuali; svincolati da Hyde Park Gate; legati a Thoby; ma non riesco a metterli in ordine, sono troppi. Ka & Rupert & Duncan, per esempio, arrivano tutti in un secondo momento; appartengono al periodo Fitzroy; gli Olivier & tutta quella cricca portano il timbro dell'epoca Brunswick Sqre; Clive lo considero un po' a parte; più in là ancora ci sono le teste rapate, Alix, Carrington, Barbara, Nick, Bunny. Devo includere anche la cricca che procede in parallelo ma non si mischia, spiccando per carattere sociale & politico, capitanata forse da Margaret & che conta persone come Goldie, la signora Hamilton & figure intermittenti tipo Matthaei, Hobson, i Webb no, i moretti o il dottor Leys li devo escludere, anche se rappresentano il visitatore occasionale che pranza & poi si ritira nello studio di L. a parlare di cose serie. Non ho dato una collocazione a Ottoline né a Roger, & poi ci sono Katherine & Murry & l'ultimissima arrivata, Hope Mirrlees, che mi richiama alla mente Pernel & Pippa & figure di secondo piano come Ray & Oliver. Gertler lo devo saltare (& anche Mary Hutch.) per ragioni che, se arriverò a fare quel bilancio, dovrò poi motivare; & Eliot mi è piaciuto sulla base di una sola visita & probabilmente lo vedrò ancora, considerato che oggi abbiamo cominciato a comporre le sue poesie.
Certo, è un elenco molto parziale, ma se non comincio subito non ne inquadrerò per bene neppure la metà. Allora, Lytton, Desmond & Saxon. Be', l'amicizia che ho per ciascuno di loro è grande; la cosa peggiore è che ci vediamo pochissimo. Lytton & Desmond, incatenati fino al mese scorso a uno sgabello dell'Ammiragliato, non si fanno vedere per mesi interi. Oramai mi sa che abbiamo superato tutti la stagione epistolare; o forse andiamo in cerca di altri corrispondenti. Un tempo ci scrivevamo lettere estrose, in parte per il puro piacere di essere estrosi, & imparavamo a conoscerci, & era esaltante (parlo per me). Quando però riusciamo a vederci, c'è poco da lamentarsi. Gira voce che Lytton sia più tollerante & meno arguto; a Desmond, dicono, serve un bicchiere di vino; Saxon ha i reumatismi & un amore disastroso. Lytton è tornato in auge negli ultimi sei mesi, ma siccome gli succede ciclicamente da quando aveva sei mesi di vita, c'è poco di sorprendente o di diverso. E poi ho saputo che ha abbandonato le sue Asquith o che loro hanno trovato un nuovo nume tutelare. Non c'è niente di più facile o di più intimo di una bella chiacchierata con Lytton. Sarà pure meno arguto, ma è più umano. Immagino, a giudicare dai precedenti & considerata la smobilitazione dell'esercito, che si prepari a scappare ma, non avendo legami con me, poco importa da che parte scappa. Carrington però mi piace. Ha accentuato il lato benevolo di Lytton.

Ebbene sì, se lui entrasse in questo preciso istante parleremmo di libri, di sentimenti, della vita & di tutto quanto il resto con la libertà di sempre, & con la sensazione, immagino reciproca, di aver messo da parte per l'occasione un mucchio di cose su misura per l'altro.

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