C’è un villaggio fantasma nel Dorset dove la vita di tutti i giorni - quella che negli altri prosegue, scorrendo lenta, rassicurante e inesorabile - si è fermata. Precisamente nel 1943. Per non riprendere mai più. Stiamo parlando di Tyneham. Così si chiama quel mucchietto di case in pietra calcarea, fondato dai romani e poi passato al conte di Mortain, fratellastro di Guglielmo I.
Poco distante dal mare, racchiuso tra le colline e immerso nella brughiera tra la Baia di Brandy e quella di Worbarrow, Tyneham era un villaggio di 250 anime che venne evacuato durante le ultime battute della Seconda guerra mondiale per una ragione peculiare quanto decisiva: addestrare gli Alleati che avrebbero preso parte al D-Day a muoversi in un “teatro” simile a quello della Normandia. Fu allora che venne soprannominato “il paese che morì per l’Inghilterra”. Un nome che iniziò a circolare quando i suoi abitanti furono costretti a fare i bagagli e ad abbandonarlo a seguito di una requisizione del governo, comandata dal War Office per “impellenti ragioni belliche”.
Bastarono 28 giorni ad allontanare l’intera piccola comunità campagnola, che non oppose alcun tipo di resistenza ai voleri di Londra. Nonostante si trattasse di abbandonare le case di una vita, infatti, la popolazione di Tyneham di dimostrò fiera e pronta a contribuire allo sforzo bellico per raggiungere la vittoria finale. “Siamo andati via di nostra volontà, pensando che stavamo facendo la nostra parte per vincere la guerra”, raccontò molti anni dopo Helen Taylor, una delle ultime persone a lasciare il villaggio, il 17 dicembre del 1943. Fu proprio lei, per altro, ad affiggere sulla porta della chiesa un biglietto scritto di suo pugno, che riportava un messaggio di grande fiducia e speranza:
"Per favore trattate la chiesa e le case con cura. Abbiamo abbandonato le nostre case dove molti di noi hanno vissuto per generazioni per aiutare a vincere la guerra per lasciare gli uomini liberi. Un giorno torneremo e ve ne saremo grati"
Poi ci fu lo sbarco in Normandia. Gli Alleati, che aveva pianificato l’operazione Overlord per un anno e che portandola a termine fecero il vero passo decisivo per liberare l’Europa dall’occupazione nazista, vinsero la guerra. Ma nessuna di quelle 250 anime che avevano lasciato le loro case e la loro vita, tornò mai più a Tyneham.
Nel 1948, quando la guerra era ormai terminata da tre anni, il nuovo ministero della Difesa emise un’ordinanza di acquisto, obbligando gli uomini e le donne di Tyneham - che nel frattempo avevano trovato altra sistemazione - a vendere le loro proprietà allo Stato. Londra aveva deciso che quel piccolo villaggio disabitato sarebbe stato per sempre un poligono militare dai limiti invalicabili.
Negli anni i tank dell'esercito di Sua maestà, impegnati a migliorare manovra d’attacco e tiro nel caso fossero arrivati “i comunisti in Europa”, abbatterono la maggior parte delle abitazioni con i loro cannoni. Mentre le stradine del villaggio si riempivano di vecchi bersagli e proiettili inesplosi. Mentre la vegetazione cresceva donando al villaggio fantasma un aspetto post-apocalittico.
Solo la chiesa di Santa Maria, risalente al XIII secolo, e la scuola del paese - fondata dal reverendo Nathaniel Bond nel 1860 e chiusa nel 1932 per mancanza di alunni - rimasero al loro posto. Per essere ristrutturate e adibite a museo in seguito alle continue richieste da parte della popolazione che chiedeva di poter far “visita” a quel luogo abbandonato dove erano nati e cresciuti i loro avi.
Tra le attrazione del luogo, c'era anche una delle tipiche cabine del telefono pubbliche inglesi. Rossa fiammante, a fare da contrasto con il verde acceso della brughiera e il cielo spesso plumbeo del Dorset. Un modello originale K1 Mark 236 del 1929. Venne distrutta per errore da una troupe cinematografica che scelse il villaggio per girare un film.
Pare che il produttore, costatato il danno, si sbrigò a farla rimpiazzare con un modello analogo per lasciare al villaggio fantasma uno dei suoi simboli. Qualcosa che sembrava voler premurosamente dire: "Sia mai qualcuno di passaggio dovesse avvertire che farà tardi, nel tornare, a casa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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