In missione segreta a Capodanno sulle spiagge della Normandia

Per assicurarsi che lo sbarco in Normandia avesse una chance di successo in più, gli inglesi inviarono un commando a raccogliere della sabbia in una missione coperta con la massima segretezza, proprio la notte di Capodanno

In missione segreta a Capodanno sulle spiagge della Normandia

Normandia, 1943. Ultima notte nell'anno. Vento freddo, correnti che trascinano a est, pioggia battente e onde nere che si infrangono senza posa sulla battigia e sui frangiflutti. Due commando inglesi in tuta da sommozzatori arrancano guardinghi su una spiaggia francese. Sono il maggiore Logan Scott-Bowden, di 24 anni, e il sergente Bruce Ogden-Smith, di 25 anni, arrivati a nuoto dopo esser stati lasciati a largo da un sottomarino tascabile con solo due rivoltelle, una mappa, due torce impermeabilizzate con un preservativo e venti provette di vetro tenute in una bandoliera. Saranno essenziali per la riuscita della missione: effettuare un delicato carotaggio su una spiaggia del Calvados, nome in codice Gold Beach

Gli specialisti di Willmott

Le ricognizioni aeree, anche quelle a bassissima quota, portate a termine con sfoggio di coraggio dai piloti più temerari, che si spingevano dall'altra parte della Manica per fotografare le spiagge che potevano rivelarsi adatte a uno sbarco in forze e stabilire una testa di ponte, potevano far tracciare settori e segnalare linee di difesa, individuare bunker e casematte, ostacoli anticarro, obiettivi strategici; tutto l'essenziale tranne una cosa non trascurabile: tastare il terreno. Per quello servivano degli uomini ancora più temerari. Gli uomini di un'unità segreta creata proprio per questo tipo di missione.

Pochi sanno che, dopo aver studiato e ristudiato le carte, le foto e le pellicole registrate dagli aerei ricognitori, e dopo aver chiesto addirittura le fotografie delle vacanze e le cartoline di quanti avessero visitato la "Normandia e il Calvados", l'intelligence alleata ritenne necessario un raid per rubare la sabbia delle spiagge prescelte e analizzarne la composizione per poter effettuare le opportune valutazioni.

La pianificazione di questa singolare missione venne affidata al comandante Nigel Clogstoun-Willmott della Marina Reale, un esperto in rilievi costieri o incursioni in territorio nemico della massima segretezza a cui era stato concesso di formare, dato il successo dell'intuizione, un'altra di quelle unità d'élite che alcuni alti ufficiali britannici non vedevano affatto di buon occhio, e alle quali veniva già affibbiato il nomignolo di "eserciti privati". Dal momento che facevano capo a singoli apparati: il Military Intelligence, le Operazione Combinate, SOE, e così via. Quello di Willmott era il Combined Operations Pilotage Parties, ed era stato creato per raccogliere informazioni dettagliate sui potenziali siti di sbarco all'inizio della guerra.

Una missione molto particolare

Quella notte i due commando inviati da Willmott erano sbarcati proprio di fronte al villaggio di La Rivière con tute nere e volti tinti di nero. Mentre cercavano di sfuggire dal raggio di luce del faro che poteva illuminare le loro sagome sulla battigia, e rivelare la loro presenza eventuali sentinelle di pattuglia, avevano sentito i tedeschi della guarnigione cantare e brindare al nuovo anno che stava per iniziare.

Il briefing fornito dall'Intelligence aveva indicato che la spiaggia era sicura, o almeno "non era stata minata" a causa delle forti maree tipiche della zona. Una peculiarità che avrebbe spostato le mine di continuo, rendendole inutili o addirittura pericolose per gli stessi difensori. Del resto, da quelle stesse parti, un intero caccia Spitfire atterrato su una di quelle spiagge per un emergenza, era stato risucchiato dalla sabbia per riaffiorare di tanto in tanto, e ricomparire solo ai nostri giorni. Nulla di cui stupirsi. Restava comunque il rischio di essere scoperti da una pattuglia, o essere avvistati per colpa di quello stesso faro costiero che invece si sarebbe riveleto una salvezza. Ed è noto a tutti che i commando inglesi, al tempo venivano giustiziati sul posto, a meno che la Gestapo non decidesse di torturali per ottenere delle informazioni prima di inviarli in un campo di concentramento dove sarebbero stati giustiziati comunque.

La mappa consegnata ai due incursori segnava un'area a forma di "W" dove effettuare il carotaggio, e qualcuno potrebbe domandarsi a quale scopo. Ebbene gli "scienziati" alleati erano preoccupati per la capacità di carico delle spiagge del Calvados che erano state selezionate per l'Operazione Overlord, lo sbarco in Normandia, e potevano sapere se i mezzi pesanti come i tank, si sarebbero arenati o meno solo dopo aver analizzato attentamente i campioni di carotaggio ottenuti dai commando del Combined Operations Pilotage Parties. La forma a W evidentemente rappresentava il "ventaglio" dove sarebbero avanzati i mezzi pesanti. Una assurda quanto intelligente follia che si sarebbe rivelata fondamentale per le valutazioni che geologi che solo così avrebbero certificato "l'idoneità" delle spiagge scelte per i settori di sbarco.

Dopo aver registrato l'esatta posizione dei rilievi su delle tavolette impermeabili legate ai polsi, la missione prevedeva una faticosa nuotata di rientro per segnalare con le torce, solo una volta raggiunto il largo, la loro posizione al resto della squadra che li attendeva per il recupero. Grazie al raggio di luce emesso dal faro, i due riuscirono a prendere il tempo del moto ondoso per riuscire a superare la risacca e nuotare a largo verso il punto stabilito per il rendez-vous con il sottomarino che li avrebbe riportati in Inghilterra. La storia narra che quando era già parecchie bracciate avanti, Scott-Bowden udì dietro a lui "un grido nel vento". Era Ogden-Smith che agitava un braccio.

"Tornai a nuoto un po' allarmato, pensando che avesse avuto i crampi o che la sua muta avesse perso qualcosa", raccontò il maggiore, ma si trattava di tutt'altra cosa. Le lancette dell'orologio che entrambi portavano sopra la muta ormai segnavano la mezzanotte. Il 1944 alla fine era arrivato. E Scott-Bowden gli stava augurando "Buon anno!" nel bel mezzo della Manica.

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