Pompei chiude per assemblea e i turisti stanno fuori. Protesta anche l'Unesco

Ennesima agitazione sindacale (stavolta contro la nomina del nuovo soprintendente) nel sito archeologico più grande del mondo. Il rappresentante per l'Italia dell'organizzazione Onu: la vertenza va risolta in fretta. Presentato il nuovo Piano di gestione che l'Unesco aveva richiesto per non escludere l'area dal patrimonio culturale dell'umanità

Pompei chiude per assemblea e i turisti stanno fuori. Protesta anche l'Unesco

File di turisti questa mattina davanti agli scavi archeologici di Pompei. E l'Unesco protesta. I cancelli del sito sono stati riaperti alle 11 al termine di un'assemblea sindacale indetta dalle organizzazioni Cgil-Fp, Cisl Fp, Uilpa, Filp e Unsa. I disagi, come comunicato dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, potrebbero ripetersi domani 6 e venerdì 7 febbraio per la convocazione di ulteriori assemblee sindacali.
A scatenare lo stato di agitazione dei dipendenti della Soprintendenza è la nomina di Massimo Osanna, archeologo esperto di Magna Grecia, a capo della struttura. Nomina decisa dal ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, e contestata dai sindacati e da molti dirigenti del ministero.
«L'aspra vertenza di tutte le sigle sindacali che sta interessando in questi giorni gli scavi di Pompei e i siti archeologici vesuviani si poteva evitare - scrive Antonio Irlando, il presidente dell'Osservatore del patrimonio culturale - il Mibact avesse ascoltato le istanze, alcune delle quali risolvibili con una dose comune di responsabilità e un chiaro indirizzo gestionale». Irlando continua: «è indecente che anche questa mattina, dopo lunedì e martedì, i turisti in visita agli scavi di Pompei siano rimasti per diverse ore fuori dai cancelli, riaperti alle 11». Siamo, conclude, «in una condizione assurda, grave per l'economia del turismo, e incomprensibile per un pubblico internazionale, visto il grande interesse mondiale per l'area archeologica pompeiana».
E nel giorno dell'ennesima agitazione sindacale che interessa il sito archeologico più grande del pianeta, l'Unesco si fa sentire attraverso il suo rappresentante per l'Italia. «Faccio appello - ha detto Giovanni Puglisi, il presidente della Commissione italiana dell'organizzazione Onu - affinché la vertenza venga messa al centro della trattativa e possa risolversi rapidamente». Solo in questo modo, fa capire l'Unesco, l'umanità potrà continuare a fruire di un patrimonio culturale così importante.
Ma quello di ieri è solo l'ultimo, e neppure il più grave, fra gli interventi che l'organizzazione Onu ha attuato negli ultimi mesi su Pompei. Tanto è vero che per rispondere alla sollecitazione più pesante - o difendete il sito come merita o lo togliamo dal patrimonio culturale dell'umanità, una vera e propria messa in mora - il ministero dei Beni culturali ha consegnato nei giorni scorsi all'Unesco il Piano di gestione richiesto. La nuova redazione del piano di gestione - spiega il Mibact in una nota - prevede norme per la mitigazione dei rischi legati alle calamità naturali e prevede un tavolo di concertazione per individuare insieme con gli enti locali interessati le attività necessarie alla tutela, conservazione e promozione dei beni archeologici del territorio. Nel documento viene inoltre proposto, come era stato richiesto dall'Unesco, l'ampliamento dei confini della zona di rispetto, estesa dalla fascia costiera, ad ovest, al perimetro del Parco Nazionale del Vesuvio a est, dalla reggia di Portici a nord al confine territoriale del Comune di Castellammare di Stabia, a sud.


La nuova «buffer zone» dovrebbe dunque interessare un'ampia area che collegherà i siti di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata con gli altri beni archeologici, culturali, ambientali e paesaggistiche del territorio e dovrebbe contribuirne allo sviluppo sostenibile turistico ed economico.

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