Pacchi, pacchetti e pacchettini. A Natale sotto l'albero o nella calza della Befana si trovano un sacco di giocattoli, crisi permettendo. Non è un caso, e in fondo nemmeno un'abitudine solo e prettamente consumistica. Semmai la materializzazione del fatto che i cuccioli di tutte le specie intelligenti, dotate di apprendimento, diventano grandi giocando. E l'"homo sapiens", in questo senso, detiene un primato. L'intrattenimento ludico per noi bipedi implumi non finisce mai. E non è nemmeno detto che sia così facile trovare i confini che lo separano dalla scienza vera e propria. Per accorgersene basta sfogliare La scienza dal giocattolaio di Davide Coero Borga (Codice, pagg. 220, euro 24,90). Coero Borga, esperto di giocattoli hi-tech e progettista, racconta il rapporto tra scienza e giochi attraverso 31 oggetti che hanno fatto la storia, dei bambini e non solo. Si parte con l'aquilone, un trastullo volante che ha almeno 27 secoli e che ha consentito a Benjamin Franklin incredibili esperimenti sull'elettricità, per arrivare ai Lego Mindstorms NXT, mattoncini dotati di microchip che piacciono moltissimo alla Nasa per simulare gli spostamenti dei rover su Marte.
In mezzo c'è tutto lo scibile umano, dal caleidoscopio, figlio dei primi esperimenti sulla rifrazione della luce, alla sabbia magica che prima di strappare gridolini di stupore ai bambini era stata pensata per essere utilizzata in mare per abbattere eventuali perdite di petrolio dalle navi cisterna. E ovviamente non poteva mancare nemmeno lui, «Il piccolo chimico», uno dei giochi più ritirati dal mercato e che metteva in mano ai bambini degli anni Settanta prodotti che ora si cerca di togliere dalle mani dei terroristi internazionali (tipo il permanganato, un potente ossidante). Insomma cose hard, e anche un po' politicamente scorrette, come la fionda, applicazione di balistica elementare per generazioni di bambini.
On Twitter: @matteosacchi2
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.