Quando l'elica sconfisse il reattore per l'ultima volta

Settant'anni fa, quando il motore a reazione aveva ormai rivoluzionato il modo di volare e con esso quello di combattere nell'aria, l'erede di una lunga dinastia di caccia ad elica si guadagnò la sua ultima vittoria nei cieli della Corea

Quando l'elica sconfisse il reattore per l'ultima volta

Era l’8 agosto del 1952 quando il tenente della forza aerea imbarcata britannica, P. “Hoagy” Carmichael, volava in formazione con altri tre caccia modello Hawker Sea Fury. Tutti decollati, uno dopo l'altro, dal ponte della portaerei HMS Ocean. Deve portare a temine una delle tante missioni di “attacco al suolo” al ridosso di quello che era diventato noto come il 38° parallelo. Fanno tutti e tre parte dell’802° Squadron, raggruppamento aereo imbarcato del Fleet Air Arm, che compare nella lunga lista di unità inviate dal Blocco occidentale per combattere la guerra di Corea. Una delle fasi più acute e pericolose di quella guerra fredda che minacciava di precipitare subito in uno scontro tra le potenze attestatesi nell'assetto bipolare mondiale nel post 1945.

A supportare lo sforzo che intende respingere l’occupazione delle forze comunista dell'intera penisola, Londra ha inviato due portaerei (una terza è australiana), e il compito è sempre lo stesso. Dare appoggio aereo e colpire obiettivi "fondamentali", mentre a terra si combatte una devastante guerra di posizione lungo la linea Suwon-Wonju-Samcheok. I Sea Fury inglesi, cacciabombardieri imbarcati ad ala bassa sviluppati dai Tempest che si sono guadagnati la loro meritata fama nei cieli della Normandia, devono attaccare una via di rifornimento strategica dalla quale passano i rifornimenti cinesi diretti a Pyongyang. La sortita è consuetudinaria: il tempo di sganciare bombe da 2000 libre sull'obiettivo prefissato, e filare via - sempre tenendo gli occhi aperti per i MiG forniti da Mosca, che potrebbero sorprenderli in ogni momento e ingaggiare un combattimento aereo dalle sorti certe. O almeno così si pensava.

È l'alba quando il sole si stagliava sulle cime montagnose ancora parzialmente innevate, e nella radio il gregario di Carmichael avverte: “Mig! Mig a ore cinque!”. Alla sinistra della formazione, appare una coppia di jet a reazione MiG-15 ammantati dal sole che riflette l’argento del loro rivestimento spartano punta dritta su di loro. Caccia di produzione sovietica sponsorizzati dalla Cina, o forse, direttamente dall'Urss che rispondere allo sforzo bellico sostenuto dal blocco condotto da Washington. Quei MiG si riveleranno essere ben 8. E con il loro motore a getto preannunciano una superiorità aerea schiacciante nel duello.

Invece di virare bruscamente e battere in ritirata per saettare dietro la “linea sicura” garantita dall’anti-aerea alleata, i tre piloti inglesi rompono la formazione come da manuale. Sono pronti ad ingaggiare il combattimento coi i piloti avversari. Un duello tra motori a pistoni fabbricati in Inghilterra contro getti a reazione prodotti in Unione Sovietica (sebbene ispirati direttamente ai motori Rolls Royce reperiti dagli ingegneri sovietici in Inghilterra, ndr).

Un duello che farà storia

I piloti della Royal Navy si aprono a forbice per attirare su di loro gli inseguitori. Ognuno dei Sea Fury punta a ritagliarsi un angolo di tiro in deflessione se l’opportunità si presenta, sperando che i piloti delle macchine a reazione non siano veterani di quel prodigio della tecnica aeronautica inventato - almeno come principio teorico - da un ingegnere rumeno nel lontano 1910.

I MiG si dividono in gruppi di due, ciascuno in volo su una delle furie del mare che hanno rotto la formazione. Nel turbinio delle manovre aeree che aprono il duello dell’aria, un MiG entra subito nel collimatore di “Hoagy” Carmichael, che ne approfitta, e nella frazione di secondo fortunato scarica una raffica dai suoi quattro cannoncini Hispano da 20 mm. Seguiranno altri scambi andati a vuoto tra le nuvole, virate strette e cabrate. Finirà tutto in appena tre minuti. Poi i MiG se la battono. Fanno rotta sul nord.

Anche il sottotenente Haines, il tenente Davis e il sottotenente Ellis hanno fatto fuoco con i loro cannoncini, prendono parte al duello che ha fatto battere in ritirata i temutissimi MiG, forse affidati davvero a piloti poco esperti. Uno di loro, quello centrato da Carmichael, mentre si allontana dalla scontro lascia una lunga scia di fumo nero. Hoagy tende il collo per affacciarsi dall’abitacolo, oltre il tettuccio a goccia, mentre la formazione si ricompone per tornare alla portaerei. Solo allora noterà che quel MiG sta cadendo in una brusca virata per poi perdere quota e schiantarsi a terra tra le montagne innevate un giorno ormai sorto. Sarà la prima e l’ultima vittoria britannica registrata durante la guerra di Corea; ma anche uno degli ultimi storici duelli dell’aria in cui un velivolo della vecchia guardia, un velivolo ad elica, aveva battuto in manovra un jet a reazione dalle capacità indubbiamente superiori.

Quella che venne accredita come una vittoria individuale, è stata definita dallo stesso capo squadriglia del Fleet Air Arm che ne era stato l'artefice come "una vittoria condivisa e portata da un eccellente gioco di squadra". Le tattiche utilizzate dai cinesi, dimostrarono invece l’incapacità di sfruttare la superiorità dei loro velivoli e il vantaggio della loro velocità. Prendendo una batosta notevole dai vecchi caccia inglesi che poco dopo atterravano sul ponte della Ocean con una vittoria in tasca: la prima dal termine della seconda guerra mondiale.

Il contesto storico

Il primo duello tra “aerei a reazione” si era svolto appena due anni prima, nel teatro del medesimo conflitto. L’8 novembre del 1950, il tenente Russell J. Brown dell’Us Air Force aveva intercettato una coppia di MiG-15 nordcoreani nei pressi del fiume Yalu, quando si trovava ai comandi del suo P/F-80 Shooting Star. Riuscì ad abbatterli entrambi, portando così a termine - e con successo - il primo combattimento aereo tra jet della storia, nel corso di una guerra che come avremmo imparato a capire, non era che uno scontro tra assetti bipolari che rischiava di trascinare il mondo in un conflitto globale che avrebbe anche potuto portare all’impiego di armi nucleari tattiche o strategiche.

Prima di allora, la tecnologia dei jet a reazione teorizzata già negli anni dieci del novecento dall'ingegnere rumeno Henri Marie Coandă, progettata dal britannico Frank Whittle, e testata con successo da tedeschi e italiani per primi, attraverso i pionieristici Heinkel He-178 e Caproni Campini N.1 rispettivamente nel 1939 e 1940, aveva già trovato un impiego bellico, sebbene solo in maniera marginale, nelle ultime battute del secondo conflitto mondiale.

Fu infatti il Messerschmitt Me 262 il primo caccia spinto da un motore turbogetto ad entrare in azione e trovare come avversari i progenitori del Sea Fury protagonista di questo articolo: gli Hawaker Typhoon e Tempest, al tempo i più veloci caccia britannici, prima dell'entrata in azione del Glooster Meteor, primo caccia a reazione della Royal Air Force britannica, impiegato solo ed esclusivamente come cacciatore di bombe volanti V-1 e con il ruolo di "cacciabombardiere" nel 1945. Motivo per cui sarebbero dovuti trascorrere ancora cinque anni prima che due jet a reazione si scontrassero nelle battaglie che da allora non hanno mai smesso di scuotere il mondo per loro mano.

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