Tutti sappiamo che cos’è: “quel sovrappiù al compenso dovuto che si dà a chi presta servizio”. Controversa l’etimologia. Secondo il Deli e il Devoto Oli deriva dal francese manche, e cioè manica, perché le dame nei tornei medievali ne facevano dono ai cavalieri. Sia il Rigutini e Fanfani sia il Palazzi la riferiscono invece al latino manicia, guanti, forse scorgendo nella parola la manualità che è ancora più esplicita nel sinonimo “buonamano” o “bonamano”. Il Tommaseo la fa derivare, semplicemente, “da mano, come manciata”. Ma cita anche un’altra ipotesi: che derivi da “amanza”, in parallelo con il francese amitiés. Lo stesso dizionario alle parola “amanza e manza”, che definisce amore, precisa: “come moroso per amoroso, ma forse è sbaglio di lettori e copisti”.
Curioso quanto riferisce il Cardinali- Borrelli alla parola amanza: “Fu anche detto per donna amata. La Crusca però avverte che amanza per donna amata oggi non si direbbe che per burla. Deriva dal latino amans, amante, e manza, ganza”. Lo stesso dizionario alla voce mancia riporta una serie di sinonimi, alcuni singolari: “strenna, paraguanto, buonandata, buonamano o bonamano, calzaccia, propina, regalo”. Altri ne aggiunge il Palazzi. “Donativo, incerto, offa, sportula, bonagrazia o buonagrazia, beveraggio, regalia, gratificazione”. Ciascuno ha significati e sfumature diverse, “offa” per esempio è una piccola focaccia di farro degli antichi romani e denomina il compenso offerto a persona avida per ottenerne il silenzio o la complicità; “dar le calzacce” secondo il Tommaseo è “detto per ironia dal darsi la mancia della buona nuova per la quale si danno le calze e le calzette”. Riferisce meglio Gaetano Moroni nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1840), sull’”uso antico di donare le calze a chi prima recava desiderata novella; quindi nuova da calze vale buona nuova, l’apportatore della quale merita per sua mancia le calze” (novella o nuova significa notizia).
Proprio il Tommaseo distingue, con sfumature interessanti, la mancia dalla buonamano. La prima è “quel che si dà dal superiore all’inferiore, o nelle allegrezze, o nelle solennità, o in certe altre occasioni, per senso di cortesia, di amorevolezza o di soddisfazione”. La seconda è “la mancia per lo più data a mano e a gente di condizione inferiore in danari, e non molti. Soprattutto i vetturini e simili”.
La prima è dunque un gesto che si compie nell’ambito di un rapporto continuativo, la seconda è una piccola liberalità momentanea. Prender la prima mancia era un’espressione in uso tra i bottegai per indicare la prima vendita di mercanzia dopo l’apertura della bottega.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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