Per salvare Pompei si muove il meglio delle istituzioni culturali del mondo. Un progetto internazionale per la conservazione di uno dei siti archeologici più a rischio e più visitati al mondo è stato infatti presentato a Pisa. Si tratta del «Pompei Sustainable Preservation Project» (Pspp), che prenderà il via nella prossima estate ed è promosso e coordinato dalla più importante istituzione scientifica tedesca, il Fraunhofer Institut, dall'Istituto di restauro della Technische Universitat di Monaco di Baviera (Tum) e dall'Unesco attraverso il suo International Center for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property (Iccrom), in stretta collaborazione con Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.
A minacciare Pompei è il progressivo degrado dovuto allo scorrere del tempo, agli agenti atmosferici, alla scarsa inefficacia degli interventi di conservazione e manutenzione e all'usura legata al turismo di massa. La tutela dell'area archeologica di Pompei richiede interventi rapidi sulla base delle priorità indicate dalla Soprintendenza e lo scopo del «Pompei Sustainable Preservation Project» è quello di ampliare il raggio degli interventi già previsti dall'Italia e dall'Unione Europea nel quadro del «Grande Progetto Pompei» e di affiancare il lavoro di tutela, messa in sicurezza e manutenzione portato avanti quotidianamente, fra mille difficoltà e con risorse scarse, dalla Soprintendenza.
Sul sito, vale la pena di ricordarlo, incombe l'ultimatum dell'Unesco, che in giugno ha minacciato di escluderlo dal patrimonio dell'umanità se entro la fine dell'anno il governo italiano non adotterà misure ritenute idonee alla sua salvaguardia. Ma incombe anche la possibilità che l'Unione europea revochi, di fronte all'inerzia delle istituzioni italiane, i finanziamenti stanziati nel febbraio scorso nell'ambito dei fondi regionali. Il progetto annunciato a Pisa ha un orizzonte temporale di dieci anni ed è un importantissimo segnale di attenzione della comunità scientifica internazionale verso Pompei che dovrebbe, per così dire, «dare la sveglia» a tutte le istituzioni italiane coinvolte nella partita. Insomma, è una sorta di «commissariamento strategico» di Pompei.
L'Università di Pisa è coinvolta nel progetto nell'ambito di un consorzio che include numerose istituzioni internazionali: l'Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del Cnr, l'Università di Oxford, il Deutsches Archaologisches Institut (Dai) di Roma e la Ludwig-Maximilians-Universitat di Monaco, con l'archeologa Anna Anguissola in prima fila a fare da tramite con l'Ateneo pisano e gli altri partner scientifici. «Il progetto - spiega la professoressa Lucia Faedo, del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo Pisano - sarà articolato secondo tre direttrici, tra loro strettamente correlate: restauro, formazione, ricerca. In particolare noi avremo il duplice ruolo di supporto e di indirizzo, anche grazie all'impegno nella ideazione del progetto di una ricercatrice di formazione pisana, la dott. Anna Anguissola, attualmente docente alla Ludwig-Maximilians- Universitaet di Monaco».
«Si prevede la costituzione - spiega ancora Faedo - di un gruppo di ricerca coinvolto nel coordinamento scientifico e nella didattica per quanto riguarda gli aspetti relativi alle discipline archeologiche e storico-artistiche, mentre a livello direttivo potremo anche sviluppare, in accordo con gli altri partner, delle linee di ricerca autonome».
«Uno dei nostri obiettivi - conclude l'archeologa - è fare di Pompei un centro di ricerca e formazione sulla conservazione dell'architettura antica».
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