La grana dello stipendio sembra non bastare alla rottamatissima Giovanna Melandri. Ora arriva anche lo sciopero. Domani, infatti, chiunque deciderà di fare un giro al Museo MAXXI di Roma, potrebbe trovarsi in uno stato di agitazione. I 50 dipendenti che garantiscono biglietti e assistenza ai visitatori del museo, incroceranno le braccia. Dal 31 marzo perderanno il posto di lavoro perché Civita e Coopculture, le società che avevano l’appalto per i servizi, sono fuori dalla nuova gara. E di chi è la colpa? Ovviamente della Fondazione MAXXI che, nel nuovo bando di gara, "non ha inserito la clausola di garanzia per i dipendenti". Trentasei storico dell'arte insieme a 14 colleghi che si occupano degli ingressi sono stati messi in mobilità. E poichè il nuovo bando di gara è stato vinto al ribasso dalla società National Service srl, non potendo essere ricollegati da Civita, saranno licenziati.
È immaginabile il fastidio della presidente radical che, con i suoi tempi, ovviamente, dovrà scendere dall'Olimpo della cultura e dei massimi sistemi, ed occuparsi del destino dei dipendenti del museo. Eh ma che rogna, starà pensando.
Infatti, non bastava lo scivolone sullo stipendio. Non bastavano le bugie raccontate alla stampa (22 novembre del 2013 al Messaggero rivelava che il suo stipendio ammontava a 45 mila euro netti, mentre il cda delibera che il compenso è di 91.500 euro lordi all’anno e che Melandri avrà diritto anche a un bonus sull’andamento dei ricavi fino a una somma di 24 mila euro o ancora di più).
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