"L'Occidente deve parlare alla Russia e smettere di demonizzare Putin"

Storici e giornalisti per superare l'impasse ucraino: "La Russia è legata indissolubilmente all'Europa. Non è del tutto europea, ma non possiamo lasciarla alla Cina"

"L'Occidente deve parlare alla Russia e smettere di demonizzare Putin"

L'Ucraina sembra attraversare una fragile tregua: le armi tacciono, al confine con la Russia. Ma davvero le cose stanno così? E se una tregua c'è, a che prezzo si è ottenuta?

I rapporti politici e diplomatici tra Russia ed Europa sono ai minimi storici, ma a Bruxelles non sembrano darsene pena. Eppure a rimetterci, nel gioco al massacro, rischia di essere soprattutto l'Unione Europea.

Ieri pomeriggio a Milano, al palazzo della Confcommercio, si è tenuta la conferenza dell'associazione "Crescita e Libertà" sui problemi e sulle prospettive dell'attuale impasse politico-militare nell'Ucraina orientale. Alla tavola rotonda diversi esperti di cose russe, a sottolineare anzitutto l'estrema complessità della situazione geopolitica dell'Europa Orientale. La Russia è un mondo per molti aspetti europeo eppure non del tutto europeo, ricorda il professor Aldo Ferrari, ordinario all'università Ca' Foscari di Venezia e voce autorevole dell'Ispi di Milano.

Troppo spesso dimentichiamo che Russia ed Europa sono portatrici di prospettive radicalmente differenti per l'intero scacchiere ucraino: per il diritto e la mentalità europea, l'autodeterminazione di Paesi un tempo parte della "cintura di sicurezza" sovietica, come il Kazakistan, l'Ucraina o la Bielorussia è un dato di fatto imprescindibile, mentre nella visione russa questi stati non possono che fare parte della sfera di influenza di Mosca.

L'analisi di Ferrari è condivisa almeno in parte anche da Virginio Ilari, presidente dell'Associazione degli storici militari italiani ed accademico all'Università cattolica di Milano: "La questione ucraina è parte di quella che Papa Francesco ha definito la 'terza guerra mondiale a pezzi - spiega il cattedratico - Dopo il 1991 e il crollo dell'Urss, gli Stati Uniti erano convinti di aver vinto l'ultimo conflitto globale, mentre la Russia non aveva alcuna intenzione di subire tutto questo a capo chino. Il capolavoro diplomatico di Putin in occasione della crisi siriana del 2013 ha rintuzzato le ambizioni di Obama, che ha deciso di passare al contrattacco: ne vediamo gli effetti ora. Con il colpo di mano di Maidan ma anche con le alleanze con Iran e Cuba, alleati storici di Mosca. L'obiettivo è isolare la Russia diplomaticamente".

Se dall'analisi storica e politica della genesi della crisi ucraina, però, consideriamo le mosse per pacificare la regione, il discorso si fa, se possibile, ancora più complesso: dopo anni di "utopie idealisteggianti" c'è un gran bisogno di realismo, spiega Giuseppe Valditara dell'associazione "Crescita e Libertà". "L'Occidente paralizzato di fronte alla minaccia islamista respinge un alleato potenzialmente imbattibile come la Russia - spiega l'accademico torinese - E rischia di spingerlo tra le braccia della Cina. Davvero vogliamo permettere questo?"

Le sanzioni economiche inflitte a Mosca dalla Ue rischiano di ritorcersi in primis contro le economie dell'Unione. E quella italiana - manco a dirlo - è fra le prime vittime. L'auspicio di Valditara, comunque, è quello di guardare a Mosca come alla "Terza Roma che fu" dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi, ideale alfiere di un Occidente cui non può più - né dovrebbe - essere contrapposta.

Anche perché di una mediazione tra Unione Europea e Russia hanno bisogno in primo luogo le popolazioni dell'Ucraina orientale: a spiegarlo è chi in Ucraina è stato davvero, a raccontare il conflitto dalla prima linea. Il reporter di guerra Fausto Biloslavo, che l'anno scorso ha seguìto l'evolversi della crisi ucraina dall'inizio alla fine, richiama tutti a un sano principio di realismo: "Torto e ragione stanno da entrambe le parti, come in tutti i conflitti. I missili Grad, che intelligenti non sono e anzi, con la loro imprecisione, fanno molte vittime tra i civili, sono stati utilizzati tanto dai filorussi quanto dagli ucraini."

"Kiev è finita in mano a Maidan, la Crimea a Putin: ormai sono 'andate'. Per le regioni dove ancora si combatte, come il Donbass - perché nonostante le voci di una tregua ancora si spara - urge una soluzione politica.

Magari si potrebbe pensare a uno statuto federalista simile a quello concesso all'Alto Adige dall'Italia: se non altro lì, dopo anni difficili, si è smesso di sparare."

La Guerra Fredda, nonostante la stampa cerchi di dimostrare il contrario, è finita. Al suo posto, però, si sta preparando un conflitto molto più complesso e articolato.

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