«Lui è uno bravo, non gli scappa mai da ridere». È Guido Notari, la voce radiofonica del regime fascista, così come lo descrive il personaggio - proprio un ex annunciatore allontanato dall'Eiar per i suoi tratti non così maschi - interpretato da Marcello Mastroianni nel film del 1977 di Ettore Scola Una giornata particolare che era tutto incentrato su quel 6 maggio del 1938, data della storica visita di Adolf Hitler a Roma. Anche lì, anche quel giorno speciale, la voce di Guido Notari (ma anche quella di Vittorio Veltroni papà di Walter) ne ha accompagnato il racconto, pieno di entusiasmo propagandistico, in un famoso cinegiornale Luce.
La sua voce, assolutamente inconfondibile ancora oggi, ha fatto compagnia a milioni di italiani dal 1931 al 1957, anno della sua morte. E ha fatto bene ora l'Istituto Luce-Cinecittà a produrre il documentario L'ultima voce. Guido Notari diretto da Enrico Menduni, docente di cinema e televisione a Roma Tre, che sarà presentato mercoledì al Taormina Film Fest. L'idea vincente del film è quella di aver accordato la voce della radio di allora a una di quelle più riconosciute di oggi, il giornalista Giorgio Zanchini conduttore di Radio anch'io su Rai Radio 1. Grazie a lui, alle sue interviste, in particolare a quella con il nipote Giancarlo e con lo stesso Scola nel cortile del condominio di Una giornata particolare di viale XXI Aprile a Roma, ripercorriamo la storia di un uomo, della sua voce, colonna sonora di tutto il fascismo. Il nipote prova a dire che lui «leggeva testi che non scriveva» anche se oggi quelle stesse parole fanno più tenerezza, per quanto ridicole, che rabbia. Il tempo gioca pure questi scherzi. Ma Notari è stato «il» protagonista assoluto di quegli anni. Al giornale radio dell'Eiar (ora Rai), dal 1931 prima voce maschile dopo tanti anni di quelle solo femminili. E poi via, acquistando sempre maggiore peso, riconoscibilità e fama. Tanto che è stato uno dei primi radiofonici a uscire dalla «scatola». Per passare a dare la voce al cinema e poi anche il volto come quando interpreta un gerarca nel film Bengasi del '42. Anni complessi, terribili, di guerra. Ma poi, quasi come con il bianchetto a scuola, questo passato viene cancellato dalla stessa Italia, nuova e repubblicana, che continua a utilizzare la radio, i cinegiornali Luce e la Settimana Incom, come prima. Nessuna epurazione e nessun atto forte, azioni che presupporrebbero il prendersidelle responsabilità. Nessuno infatti all'epoca toccò la scritta Dux del Foro Mussolini che fece pure da sfondo alla festa di massa organizzata da Togliatti dopo il fallito attentato.
La memoria audiovisiva dell'epoca ci mostra solo un po' di schiaffi, meschini come le monetine all'Hotel Raphael di Craxi, ai giornalisti della sede della stazione radio di Roma a due passi da Botteghe Oscure. Ma l'Italia pensava già al boom economico che Notari però non vide. Questo il documentario lo racconta molto bene. Arriva la Democrazia Cristiana, negli storici studi della radio a Via Asiago canta Frank Sinatra in persona tra marinai e giocatori di baseball de noantri .
Guido Notari ora appare pure sullo schermo, nei filmati della Settimana Incom che nel 1946 si sono rinnovati ricominciando dal numero 1 mentre il 1501 del '57 è l'ultimo del nostro. È l'Italia, è Roma, è la cartapesta di Cinecittà su cui si conclude il film, è la nostra grande bellezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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