Bonatti, il gigante di vette e avventure

In un mondo convulso, logorato dalla sindrome della modernità alla ricerca del superfluo, Walter Bonatti ci ha insegnato a vivere intensamente, senza frenare i nostri sogni

Bonatti, il gigante di vette e avventure

Sono passati cinque anni da quando il mondo ha salutato per l’ultima volta Walter Bonatti, il “Signore delle Cime”, il “Re delle Alpi”, che con le sue imprese ci ha fatto conoscere e innamorare delle vette, dell’avventura, di posti e popoli sconosciuti. Alpinista, esploratore, fotografo e giornalista, Bonatti è stato nei luoghi più impervi e sconosciuti del mondo. “La natura è vita”, diceva, “ed è la nostra salvezza, non solo fisica”.

Nato a Bergamo nel 1930, fin da giovanissimo si è reso protagonista di imprese alpinistiche eroiche. Difficili anche con le attrezzature più tecnologiche dei giorni nostri. Perché, solo la luminosità delle vette lo faceva vivere davvero: “Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso”.

La vita alpinistica di Bonatti, densa di avvenimenti, di imprese, di tragedie e anche di polemiche, inizia sulle Prealpi lombarde subito dopo la guerra. Da quel momento il “Re delle Alpi” non si ferme più e va sempre più in alto. Nel 1951, con Luciano Chigo, scala la parete est del Grand Capucin. Tre anni più tardi Bonatti è il più giovane partecipante alla spedizione capitanata da Ardito Desio, che porterà Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima del K2 e, nel 1955, sale in solitaria il pilastro sud del Petit Dru.

Nel 1965, il “Signore delle Cime” lascia l’alpinismo dopo una salita che ha fatto la storia: scala in solitaria invernale, per la prima volta, la parete nord del Cervino. “Ho abbandonato l’alpinismo estremo nel ’65 – racconterà ai giornalisti in occasione del suo ottantesimo compleanno - perché con i mezzi tradizionali, ai quali avevo giurato fedeltà, potevo ormai solo più ripetermi. (…) La corsa verso i record ha portato l’alpinismo, come gli altri sport, ai trucchetti”.

Ma Walter Bonatti non si ferma. Continua la sua avventura esplorando foreste, deserti e popolazioni antiche. I suoi viaggi nelle terre selvagge, alla ricerca delle tigri nella giungla dell'Asia, e poi in Patagonia, in Venezuela, in Africa, fino all’Alaska vengono raccontate prima dal settimanale Epoca e successivamente nei suoi stupendi volumi.

Il “Re delle Alpi” era un uomo d’altri tempi, curioso di conoscere ed esplorare ovunque.

In un mondo convulso, logorato dalla sindrome della modernità alla ricerca del superfluo, Bonatti ci ha insegnato a vivere intensamente, senza frenare i nostri sogni e la voglia di avventura.

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