Sull’eventuale (e probabile) taglio del rating ci stanno ancora pensando, ma giusto per non perdere l’abitudine con le cattive notizie, per ora Moody’s comincia con lo spedire l’Italia in recessione. Previsione facile- facile, peraltro già contenuta nei rapporti di Confindustria (-1,6% il Pil nel 2012) e Fondo monetario internazionale (-2,2%). A dimostrazione di quanto le stime macroeconomiche abbiano palesi divaricazioni a seconda dei soggetti che le elaborano, l’agenzia di rating stima però una decrescita di “appena“l’1%,imputandoladirettamente al decreto salva-Italia varato dal governo Monti.
Certo, la recessione è senz’altro meglio del default, quel punto terminale rischiato quando i nostri Btp erano finiti sulla giostra impazzita degli spread, ma lo scenario tracciato da Moody’s mette comunque un po’ di inquietudine. Soprattutto nella parte che riguarda la disoccupazione, destinata a salire dall’8,2% dell’anno passato all’8,8%. È un male comune nel mondo occidentale, ma non consola. Più gente a spasso significa due cose: una riduzione «del reddito a disposizione delle famiglie», anche di quelle che non hanno perso il lavoro ma che devono far fronte alla raffica di nuove tasse e di aumenti (tariffe, carburanti, bollette); e, per chi ha debiti, «maggiori difficoltà nei loro pagamenti».Inoltre, l’agenzia mette in conto anche ripercussioni sui «prezzi immobiliari a causa dell’aumento delle tasse sulla proprietà». E questo «aumenterà le perdite sulle proprietà » soggette a ipoteca.
Il rapporto non tiene conto delle misure pro crescita prese di recente da Palazzo Chigi, ma è difficile ipotizzare una correzione, già da quest’anno, del ciclo economico negativo. L’inversione è impedita sia dalla debole congiuntura a livello internazionale (l’euro zona è a un soffio dalla recessione tecnica, gli Stati Uniti stanno rallentando), sia dall’impossibilità che i provvedimenti appena decisi producano effetti benefici nel breve periodo.
A Monti è stato chiesto ieri se l’Italia stia migliorando: «Certo», ha risposto il premier. Che, evidentemente, si riferiva al processo di normalizzazione dei nostri titoli di Stato. Dopo il successo dell’asta dei Bot e di quella dei Ctz, ieri il Tesoro ha superato anche la vera prima prova del fuoco del 2012 riuscendo a collocare Btp per 7,5 miliardi di euro a fronte di una domanda pari a oltre 10 miliardi. Sui buoni a 10 anni il tasso è sceso del 6,08% contro il precedente 6,98%, mentre sui quinquennali è calato al 5,39% rispetto al precedente 6,47%.
Inutile pretendere una caduta dei rendimenti come quella vista sui bond a scadenza più ravvicinata, dove le banche possono utilizzare i prestiti a tre anni all’1% ricevuti dalla Bce per investire in assoluta sicurezza. L’importante è che l’emissione abbia portato a una discesa dei costi di finanziamento e che gli obiettivi di raccolta siano stati centrati. Anche se lo spread è tornato a salire fino a 430 punti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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