I gnocchetti sardi di mamma sono tutta un’altra cosa. Non c’è ristorante che tenga. Neppure nella Grande Mela. Lo sa bene Danilo Gallinari, star 21enne del basket milanese trapiantato a New York. Due metri e 8 centimetri di muscoli, ma cuore di mamma. "Purtroppo non ci vediamo tanto. Lei lavora a Milano e non può venire spesso in America. Ma appena finisce la stagione torno subito in Italia. Da lei e dal resto della famiglia. Sento la loro mancanza".
E anche Milano ti manca un po’. Dì la verità…
"Certo. La sento ancora come casa mia. Ho tanti amici qui e appena posso ci torno volentieri. Amo le viuzze del centro. E tutte queste strade lastricate".
A New York di sampietrini nemmeno l’ombra, eh?
"No. Solo grattacieli e vialoni d’asfalto. Però come città sono molto simili. Parlo dello stile di vita. Tutte e due hanno ritmi frenetici e accumulano persone di provenienza e idee diverse. È una bella cosa poter girare per le strade e conoscere gente differente".
Paolo Maldini dice che New York è una Milano moltiplicata per dieci…
"Ha ragione. La vita lì non è così diversa da qui. Ma tutto è più grande, amplificato. Vale per gli spazi, lo shopping, i locali, la vita notturna. E anche la pressione del pubblico. Per farmi capire: a fine partita ci sono decine e decine di giornalisti in conferenza stampa. E in prima fila sugli spalti c’è un certo Spike Lee che ci incita come un ossesso. Urla così tanto che sembra quasi sia sul parquet con noi".
Torniamo a Milano. A che zona sei più affezionato?
"Sono un tipo a cui piace variare molto. Andare da una parte all’altra. Ma ai tempi in cui giocavo nell’Armani frequentavo soprattutto le parti di San Siro. Anche perché mi allenavo lì. E poi c’è lo stadio dove andavo a vedere il mio Milan".
Da milanista non hai scelto un buon periodo per tornare a casa: festa scudetto degli interisti. E ora c’è pure la Coppa...
"Dopo tanto tempo è giusto che vincano anche loro. Noi abbiamo dominato per tanti anni. Credo che l’Inter vincerà anche la Champions. E non lo dico da gufo".
Segui ancora i tuoi ex compagni dell’Armani?
"Sì, sempre. Ora ci sono i playoff. Speriamo bene. Certo, Siena è a un livello irraggiungibile. Ma credo che Milano possa arrivare ancora in finale e fare una figura migliore dello scorso anno. Ma per arrivare al titolo serve tempo. E un progetto".
A proposito di playoffs, l’eliminazione di Cleveland avvicina LeBron James ai tuoi Knicks. Ti piacerebbe giocare con una superstar del suo calibro?
"Ovvio. Non è solo un giocatore fortissimo, è anche uno che capisce il gioco e assiste i compagni al meglio".
Credi un giorno di poter diventare anche tu un top player?
"So di averne le possibilità, anche se devo lavorare molto. Ma più che a James, mi vedo simile a Nowitzki di Dallas".
Lui gioca per la Germania. Tu hai rifiutato la convocazione in maglia azzurra per quest’estate…
"Mi spiace tanto rinunciare alla Nazionale. Negli anni scorsi sono stato bloccato dagli infortuni. Quest’anno devo potenziarmi per reggere un’altra stagione negli Usa. Ho dovuto dire no all’Italia, ma a malincuore. Io tengo moltissimo all'azzurro".
Non è che ti sei americanizzato?
"Ma no. Mi sento italiano al 100%. Anche se a New York ci sono troppi stereotipi su di noi. Ci immaginano ancora con in mano il mandolino. Io voglio rappresentare un’Italia giovane e nuova".
Facciamo un test. Facebook o Twitter?
"Tutti e due. Uno per gli amici italiani, l’altro per quelli americani".
E le ragazze? Il New York Post ti ha inserito nella lista degli "scapoli d’oro" della Grande Mela. Preferisci le americane o italiane?
"Italiane, senza dubbio".
Le ragazze milanesi saranno contente…
"La mia migliore amica è di Milano. Perciò non escludo di fidanzarmi prima o poi con una milanese. Ma adesso sono troppo giovane".
Donne e buoi dei paesi tuoi, d’altronde. Anche se quella Megan Fox…
"Lei è super. La migliore. Le ho fatto anche una dichiarazione pubblica in tv negli Usa. Ma poi non mi ha chiamato. Almeno per adesso".
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