Danovaro, una vita a lottare. Con 144 vittorie e una sfida che è diventata filosofia

Danovaro, una vita a lottare. Con 144 vittorie e una sfida che è diventata filosofia

Ha iniziato con un cazzotto (preso) e un labbro rotto. Aveva 9 anni. Oggi ne ha 54, non è più un giovanetto ma da allora non ha mai smesso di combattere. Con risultati da record. Bruno Danovaro, campione di arti marziali, ha messo a segno un'altra vittoria: imbattuto per 114 match sommando tutte le discipline in cui si cimenta da una vita. E sono tante. Ha mosso i suoi primi passi con il judo, quando era bambino, appena arrivato a Milano da Genova, poi ha proseguito con il Karate Kyokushinkay, Bjrazilian jujitsu, Lotta libera olimpica, Jujitsu, Vale Tudo, Grappling.

Sei volte in nazionale nella categoria sotto i 90 chili, in sei discipline diverse, il 26 novembre scorso con i suoi 87 chili distribuiti su un metro e 80 di altezza, ha sbaragliato tutti anche al Campionato del mondo Wibk di Judo a Ginevra. Numero uno mai vinto per 114 volte. Un vincente che non ha paura di perdere. «È tutta la vita che vinco - dice - anche se perdessi non ne farei un dramma». Ha combattuto con persone più pesanti e più giovani, ma fuori dai ring non si è tirato indietro davanti a battaglie anche di altro tipo. Contro il doping, contro l'uso delle droghe per uno sport «pulito», o per difendere qualcuno. Come è successo la scorsa estate quando ha difeso due ragazze in piazza Leonardo da Vinci a Milano dalle molestie di due balordi. È uno che non si gira dall'altra parte e spesso ne paga anche le conseguenze. Oltre che l'avvocato. Fa volontariato al Pane Quotidiano, per l'associazione di don Mazzi, ha fondato un'associazione contro la violenza sulle donne. Non ci pensa due volte a mettere la sua forza «a servizio dei più deboli», dice. E la sua forza, a dispetto degli anni, è parecchia. Ad alimentarla la genetica senz'altro, ma soprattutto il suo allenamento, preciso, costante negli anni, rigoroso. Alle 5 del mattino esce per andare a correre 6 giorni su 7. Poi nell'arco della mattinata c'è il secondo allenamento di Sparring, lotta, pugni, calci. Combatte, insomma. Il pomeriggio, tennis o bicicletta, da intendersi non come un giretto qualsiasi ma una cosa come ha fatto quando è tornato dalla gara di campionato del mondo: Milano a Bergamo. E ritorno ovviamente. Due volte alla settimana si dedica al potenziamento con i pesi. Fatica insomma. Ma sull'altro piatto della bilancia, successi.

E dire che tutto è partito su un banco di scuola. A 9 anni appunto, quando con i genitori si è trasferito da Genova, la sua città natale a Milano e quando un bambino dopo averlo invitato ad alzarsi dal banco, di fronte al suo «no» gli ha sferrato un cazzotto.

Gli ha rotto il labbro ma gli ha fatto anche tornare in mente le parole del nonno Vittorio, ex ufficiale: «Nella vita devi decidere. O stai sotto o stai sopra». Il giorno dopo Bruno è tornato in classe e ha restituito il cazzotto. Con quel ragazzino sono poi diventati amici. Bruno Danovaro non ha più abbassato la testa. E neanche la guardia.

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