Davanti alla capanna con la «Vita Quintese» sotto braccio

Davanti alla capanna con la «Vita Quintese» sotto braccio

Il Don lo chiama il «tappeto volante». E ai più piccoli piace sedersi lì, ai piedi dell'altare, ad ascoltare una Messa dedicata proprio a loro, annunciata da una lettera arrivata a casa qualche giorno prima.
Quest'anno in occasione dell'appuntamento alle ore 11 alla Parrocchia di San Pietro a Quinto al Mare per la Messa dell'Epifania - che tutti ormai chiamano affettuosamente del «tappeto» - di lettere ne sono state spedite oltre cinquecento. Ma tra le righe Don Corrado Franzoia non ha svelato l'altra sorpresa dedicata ai bambini: ad attenderli alla fine della predica c'è un motivo «moderno» e molto famoso su cui ha composto le parole di un messaggio d'amore appositamente per loro. Ai genitori la preghiera di benedizione e per tutti, bambini o meno sulla carta d'identità, c'è lo straordinario presepe fino al 2 febbraio. Un'avventura iniziata nel 2002 insieme a Francesco Desiati e alla moglie Lidia Diotallevi cui hanno collaborato anche Silvana Gallo e Remo Grosso. Un presepe vicino, cui anche i più piccoli possono accostarsi con l'aiuto delle vicine panche, dove la luce e il suono accarezzano il rincorrersi del giorno e della notte e scandiscono i semplici gesti dei suoi preziosi protagonisti, tutti dipinti a mano e snodabili. La creta, lavorata e poi cotta al forno ad alta temperatura, dà vita ai personaggi della Natività come al popolo, ma una lieve distanza nel modellato ricorda con semplicità l'imperfezione di quanto è umano nei volti.
Il presepe è una sinfonia di piccoli eventi quotidiani che si presentano ordinati da una quinta di montagne e alberi. Ed ecco un antico acquedotto romano, un orto e poco distante lo stupore di un perfetto anfiteatro con tanto di pecore guidate dal loro pastore. Ciascuna può vantare un vello in pura lana come ogni personaggio un abito concepito con cura in ogni dettaglio in vero tessuto. Come quei due uomini, seduti ai piedi dell'anfiteatro, che però a sorpresa sono intenti nella lettura di una copia - perfettamente stampata - del trimestrale «Vita Quintese». Non sono gli unici perché a ben guardare anche dall'altro lato del presepe un uomo con giacca in morbido velluto ne stringe una copia sotto braccio mentre accompagna la moglie, in dolce attesa, a passeggio. E lei, del resto, come ogni altro personaggio è vestita, fin dalla sottoveste, in stile tardo ottocentesco. All'appello non mancano nemmeno due minuscoli mezzari dipinti a mano, realizzati come ogni altro abito da Lidia Diotallevi. Ma le copie di «Vita Quintese» e le vesti non sono gli unici indizi di modernità in questo presepe dove tra la filatrice con il suo gattino, i venditori di frutta al mercato, il fabbro, il fornaio e la lavatrice di panni scopriamo anche una Chiesa con due suore mentre in una casa la porta d'ingresso è protetta da un tondo con la Madonna di Lourdes. Vicino scorrono le acque di una fonte mentre scendono le luci della sera e dietro le tende di una finestra scopriamo una casetta completamente arredata: tutto pare sopirsi ricordandoci la ciclicità del tempo e quella, invece, dell'eterno presente della tradizione. Che rende possibile in un messaggio d'amore la contiguità di mondi distanti che in un solo abbraccio si fanno simili e vicini. Come più vicino a noi è da un mese don Paolo Marré, tornato in Italia dopo anni trascorsi nelle missioni in Argentina e in Etiopia dove ha svolto un'importante opera nell'educazione.

Anche il suo arrivo è motivo di festa nella Parrocchia di San Pietro, dove i più piccoli sono sempre di casa ma che in questi giorni insieme al presepe e in sella al «tappeto volante» sono ancora più numerosi e protagonisti.

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