Il palco è per un attimo una scala su cui sedersi. Il concerto una delle storiche tappe della tournée con la PFM (Premiata Forneria Marconi). Gli anni '70 sono agli sgoccioli mentre si sta stringendo un inedito abbraccio tra poesia e sonorità rock. E i tempi a venire saranno un incalzare di sperimentazioni che trovano sintesi perfetta in «Creuza de ma» e in tanti altri brani. Poco distante il bianco e nero cede il passo al colore. Lui, Fabrizio De André, sbuca da una finestra: intorno una parete d'edera. Colori dell'Agnata, in Sardegna, dove in un altro scatto, un interno, eccolo leggere. Sopra la sua testa una ciocca di capelli: Dori sta per darci un taglio. Sono molte le immagini che corrono sugli oltre 80 pannelli che compongono, in un gioco di sequenze e provini con il contrappunto di un video, «Sguardi randagi».
Le fotografie di Guido Harari a De André, scandite da appunti e stralci di interviste, danno vita alla mostra al Banco di Chiavari e della Riviera Ligure (via Garibaldi 2, fino all'11 luglio 2010, ore 10-13 e 15-19) con la complicità di un anniversario, i 70 anni dalla sua nascita. A Roma, intanto, dopo la tappa a Nuoro e prima di approdare a Palermo, è in corso l'esposizione partita da Genova - una compenetrazione di musica, parole, immagini e interazione nel progetto di Studio Azzurro - che tra i suoi curatori vanta lo stesso Harari. Fotografo e giornalista musicale, ma soprattutto amico fidato di De André, che ha seguito per oltre vent'anni tra concerti e momenti di calma. Tra i creatori della Fondazione a lui dedicata, Harari ha curato quei progetti editoriali - «E poi il futuro», «Una goccia di splendore», «Evaporati in una nuvola rock» - che hanno contribuito a una riflessione aperta su De André e la sua poetica. Così questa mostra fotografica. «Sguardi randagi» è un titolo dal sapore pasoliniano per un viaggio dalle tante tappe, alcune inedite, e dalle infinite possibili destinazioni. Perché la sua opera non sia «solo» da celebrare ma un punto di partenza per portare avanti pensieri e principi. Anche perché chissà cosa farebbe oggi Faber. Probabilmente continuerebbe le sue sperimentazioni e magari avrebbe un blog, come suggerisce Franz di Cioccio della PFM, che porta anche oggi le sue parole tra la folla. Perché è importante che il pubblico ascolti a quarant'anni dalla sua uscita «La buona novella» dal vivo. E se è con la PFM e quel mitico tour che Fabrizio impara a domare il palcoscenico, le fotografie di Harari ci portano proprio là, davanti e dietro le quinte. Poi si approda al periodo de «Le nuvole» con tanti scatti all'Agnata, Mauro Pagani e la band. Nella sezione dedicata ad «Anime salve»" la casa di Milano e le ultime tournées ove compaiono sul palco, per la prima volta, la moglie Dori e i figli Cristiano e Luvi.
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