Fabrizio Aspri
da Roma
Un gesto nobile, dal sapor dantico. Merce rara in un calcio senza cuore, dove il fair play perde quota sotto i colpi dellindifferenza. Daniele De Rossi ha deciso di arrestare il nastro, di non ingannare se stesso. E domenica, dopo aver segnato un gol di mano al Messina, ha ammesso il peccato, evitato una magra figura allarbitro Bergonzi e scatenato un vero caso mediatico. «È stato un gesto dovuto - confessa - e giusto: per me stesso, per i compagni e per gli avversari. Lo rifarei. Sono andato incontro al pallone con la testa, fin quando ho potuto. Poi mi sono reso conto che non ce lavrei fatta e, distinto, ho alzato il braccio. Larbitro mi ha ringraziato. Alcuni compagni mi avevano consigliato di stare zitto. Non me la sono sentita. Ma non chiedetemi i nomi...».
Il day-after di De Rossi e allinsegna delle riflessioni e delle speranze. Le condizioni della caviglia, alle prese con una distorsione, non consentono di sciogliere dubbi e programmare rientri. Vorrebbe giocare contro la Fiorentina fra due settimane. «È presto per dirlo ammette, mentre lascia Trigoria sorretto dalle stampelle - ma sperare non costa nulla. Ho avuto tanta paura. La telefonata del sindaco Veltroni? Pensavo fosse uno scherzo. Poi ho capito che era tutto vero».
Il tema del giorno divide. Due le filosofie di pensiero. Da una parte i puri, pronti a scommettere sulle buone intenzioni del mediano; dallaltra gli scettici, ai quali il pentimento è parso il frutto di un saggio dietrofront. È soprattutto un messaggio di sportività», tuonano i puri. Nulla a che fare con la furbata di Maradona in versione Mundial 86. Quando El Pibe, dopo il gol di mano rifilato allInghilterra, non ammise colpe. «Non è stata la mano di Dio, ma la mia - racconta largentino alla Bbc, in unintervista costata 90.000 dollari -. Non è stato un imbroglio, ma intelligenza e abilità. In quel momento ho sentito che dallalto qualcuno mi stava aiutando».
A capitanare il gruppo degli scettici è lex golden boy Gianni Rivera, delegato allo sport del comune di Roma. «Capisco che listinto di un giocatore faccia agire dimpulso, ma De Rossi ha sbagliato. Il fatto di andare dallarbitro per far annullare la rete, lo vedo più come un atto dovuto che come un bel gesto. In fin dei conti lerrore è suo. Altri non sarebbero andati a deviare il pallone con la mano». Una voce fuori dal coro. Ma non la sola. Nel club figura anche Zeman: «Invece di ammetterlo dopo, avrebbe fatto bene a non colpire la sfera con la mano». Altro giro, altre cordate. È la volta di coloro che strizzano locchio alleroe della domenica. «Un gesto clamoroso spiega Campana, presidente assocalciatori -. Sogno che comportamenti del genere, diventino una costante». Anche Perrotta elogia il compagno.
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