Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, boccia seccamente l’ipotesi di una ristrutturazione del debito greco. "È un’opzione i cui costi superano i benefici", dice rispondendo al questionario inviato dal Parlamento europeo in vista dell’audizione per la nomina alla presidenza della Bce. "Una ristrutturazione in uno Stato membro dell’area dell’euro", osserva il numero uno di via Nazionale, "pone un forte rischio di destabilizzare il sistema finanziario, con severe conseguenze per le prospettive di crescita dell’Eurozona". Poi Draghi ha ribadito la convizione che la politica monetaria della Bce si è dimostrata "un grande successo" e dunque non c’è "alcuna ragione per introdurre cambiamenti al modo in cui è stata condotta negli ultimi 12 anni".
L’obiettivo principale della Bce, ha aggiunto Draghi, è "preservare la stabilità dei prezzi nel medio periodo per l’intera Eurozona" e questo, ha osservato, è anche il miglior contributo che una banca centrale può dare alla crescita. Credibilità, indipendenza e pragmatismo: sono dunque questi i tre "principi guida" a cui si atterrà Mario Draghi nell’adempiere alla sua funzione di presidente della Bce. È quanto scrive lo stesso Draghi rispondendo alle domande rivoltegli dal Parlamento europeo in vista dell’audizione di martedì prossimo.
La Germania ha rimesso sul tavolo l’ipotesi di una ristrutturazione soft del debito greco, chiedendo all’Unione europea di prendere in considerazione un approccio simile all’iniziativa di Vienna per i creditori privati. È quanto emerge da una lettera, datata 6 giugno, del ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble ai leader europei.
L’iniziativa di Vienna prevede un coinvolgimento delle banche private, come quello che nel 2009 ha evitato il crollo dell’Europa centro-orientale. In pratica si chiede l’impegno dei creditori privati a sostituire i bond governativi giunti a maturazione con titoli di nuova emissione.
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