Palermo - Colpo di scena nel processo d'appello a Marcello Dell'Utri. Ai limiti dell'incostituzionalità secondo la difesa. Il pentito Gaspare Spatuzza deporrà al processo d’appello al senatore del Pdl imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo hanno deciso i giudici della corte d’appello che, accogliendo la richiesta del pg Nino Gatto, hanno sospeso la discussione ormai giunta alle battute finali (l'accusa avrebbe dovuto formulare la richiesta di pena nella requisitoria) e riaperto l’istruttoria. Secondo i magistrati l’esame del collaboratore è rilevante e assolutamente necessario ai fini del verdetto.
La difesa La difesa del senatore Marcello Dell’Utri ha eccepito la legittimità costituzionale dell’articolo 430 ccp per violazione degli articoli 111 e 24 della Costituzione, nella parte in cui consente alla procura della Repubblica di proseguire nell’accusa anche nel giudizio di appello attraverso la continua produzione di materiale investigativo acquisito contro l’imputato e riversata nel giudizio di appello come attività integrativa di indagine. La richiesta dell’avvocato Sammarco è giunta dopo aver "denunciato" le incursioni dei pm di Palermo nel processo. "Nell’interrogatorio del pentito Spatuzza ci sono espresse opinioni personali e valutazioni soggettive" prosegue l’avvocato Nino Mormino. Parlando del verbale interrogatorio del pentito del 6 ottobre il difensore di Dell’Utri dice che "sui punti essenziali c’è una differenza sostanziale tra il verbale riassuntivo e quello integrale".
L'interrogatorio del pentito Il provvedimento segue il deposito, da parte del procuratore generale, di un verbale di interrogatorio reso dal collaboratore di giustizia il 6 ottobre scorso ai pm di Palermo. Sentito dai magistrati, Spatuzza ha indicato Dell’Utri e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi come i referenti politici di Cosa nostra dopo le stragi del ’92. Il pentito ha raccontato di avere appreso la circostanza da Giuseppe Graviano, in due diversi incontri a cui avrebbe partecipato anche il boss Cosimo Lo Nigro. Dai colloqui col capomafia e poi col fratello Filippo, quest’ultimo visto in carcere nel 2003, Spatuzza dedusse che tra Cosa nostra e lo Stato era in corso una trattativa.
E gli altri Ma la riapertura del dibattimento potrebbe determinare, a cascata, una serie di nuovi esami testimoniali: da quello dei capimafia Cosimo Lo Nigro e Giuseppe e Filippo Graviano, chiesti dalla procura
generale, e sui cui la corte non si è ancora pronunciata, a quelli sollecitati dai legali di dell’Utri dopo l’audizione di Spatuzza. Uno scenario imprevedibile che potrebbe far slittare la sentenza anche di molti mesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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