Dire che sono in frantumi è un eufemismo. Sì, perché i democratici siciliani, sull'appoggio esterno che poi tanto esterno non è al terzo governo regionale varato a capodanno dal governatore di Sicilia Raffaele Lombardo, si stanno a dir poco massacrando. Risultato: nel Pd dell'Isola ormai è una sorta di tutti contro tutti. E nel frattempo monta la fronda di una parte della base che, capitanata dall'eurodeputata del Pd che formalmente iscritta al partito non è, Rita Borsellino, chiede un cambio di rotta e una presa di distanze da Lombardo.
«Galeotto» è stato l'ingresso in giunta del partito, con il varo del Lombardo ter. Nella squadra del governatore di Sicilia - della quale fanno parte l'Mpa e una parte del Pdl, quella che fa capo al sottosegretario Gianfranco Micciché - sono entrati l'ex segretario generale dell'Ars Pier Carmelo Russo, e l'economista Mario Centorrino, che al Pd è proprio iscritto, a Messina. Apriti cielo. Nonostante il via libera all'appoggio al governo regionale sulle riforme dato dall'assemblea regionale del partito (con tanto di benedizione del segretario nazionale Pier Luigi Bersani) è scoppiato il putiferio. A guidare la fronda l'eurodeputata Rita Borsellino, che ha avviato on line una raccolta di firme per chiedere che il partito non sostenga la giunta Lombardo. Contro l'appoggio alla giunta anche un gruppo di deputati catanesi legati all'ex ministro Enzo Bianco, che chiedono che il disenso della base sia ascoltato. Ma contemporaneamente si è anche allargato il fronte di quelli che con un po' di disprezzo vengono chiamati dai compagni «gli inciucisti», alias quello del «sì» all'appoggio al governo Lombardo, fronte che vede tra i principali fautori l'ex presidente della commissione Antimafia Beppe Lumia e il capogruppo al parlamento siciliano Antonello Cracolici. Anche il segretario regionale del partito, Giuseppe Lupo, inizialmente contrario, si è convertito alla linea del dialogo. Così come l'ex leader regionale del partito, Francantonio Genovese, l'ex ministro Cardinale e diversi deputati regionali, legati all'area Franceschini.
Il fronte del «sì» alla sfida delle riforme è agguerritissimo. L'ultimo ammonimento arriva dal capogruppo al Parlamento siciliano, Cracolici. Che avverte: «Chi sente minacciate le proprie piccole rendite di posizione dalla sfida sulle riforme che si è aperta in Sicilia tenta di sabotare il dialogo. Ma dobbiamo stare attenti, perché oggi si parla di "inciucisti" e "puri" mentre domani, magari gli stessi protagonisti che hanno condannato il centrosinistra arriveranno a rappresentare l'attuale momento politico mettendo le etichette e distinguendo tra chi è amico dei mafiosi e chi non lo è- Questo modo di fare è intollerabile: se non sconfiggiamo questa cultura la Sicilia resterà per sempre prigioniera della mediocrità. Abbiamo l'opportunità di essere protagonisti del cambiamento.
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