Simul stabunt, simul cadent. Democrazia e sicurezza sono le due facce di una medesima medaglia. Come insegnano i recenti casi dellAfghanistan e dellIrak, la sicurezza rappresenta la pedana di lancio della democrazia. Ma una sicurezza senza democrazia è inconcepibile. Difatti verrebbero meno a una a una tutte quante le garanzie a tutela dei cittadini, che si ritroverebbero senza scudi di protezione, nudi di fronte al Potere. Ad argomentare questa tesi come meglio non si potrebbe in un bel libro (Democrazia e sicurezza, Rubbettino, pagg. 160, euro 16) è un alto funzionario della Camera dei deputati, Antonio Casu, responsabile per la sicurezza di Montecitorio, che ha già dedicato allargomento e dintorni diversi saggi.
È caduto il Muro di Berlino. È venuto meno il bipolarismo sancito a Yalta. Ciò nondimeno, noi oggi non ci sentiamo più sicuri di una volta. Un paradosso? Niente affatto. La verità è che il nostro mondo è cambiato a vista docchio. Alla statica dei tempi andati è seguita una dinamica che fa passi da gigante. Adesso dobbiamo confrontarci con la globalizzazione, con linformatica, con lambientalismo. E non siamo sicuri di vincere le tante sfide che ci assediano. Dice bene Casu: «La percezione diffusa di insicurezza costituisce dunque unesperienza non solo collettiva ma anche individuale, determinata dal mutamento repentino e costante del contesto culturale e socioeconomico, che in passato forniva alla persona punti di riferimento più stabili, inducendo un rassicurante senso di appartenenza ad un popolo, ad una classe, ad una cultura».
Oggi noi europei dobbiamo fare i conti con un terrorismo che assume diverse sembianze. Cè il terrorismo fanatico e mistico di Osama Bin Laden. Cè il terrorismo etnico e nazionale, che si manifesta in Palestina, in Cecenia, nel Kashmir, nei Paesi baschi, in Corsica. E cè il terrorismo rivoluzionario e sociale che ha funestato lItalia e la Germania. Dopo lattacco alle Torri gemelle dell11 settembre 2001, la sicurezza interna non è più concepita in termini di ordine pubblico. Perché, nota Casu, «la globalizzazione dei conflitti, non necessariamente bellici, ha portato tale minaccia nella vita quotidiana della gente, fin sulla porta di casa o sul luogo di lavoro». Spagna e Gran Bretagna ne sanno qualcosa. Ma sicurezza, rileva Casu, vuol dire pure tutela dei diritti della persona, sviluppo economico, buon governo. Vale a dire, in ultima analisi, libertà e democrazia. Proprio ciò che gli Stati autoritari e totalitari non sono mai riusciti a garantire.
Tuttavia Casu osserva giustamente che «nelle società più avanzate il problema è costituito non dal delinearsi di una reale alternativa antidemocratica o addirittura totalitaria, come è avvenuto in Europa fra la fine dellOttocento e la prima metà del Novecento, ma dal rischio di uno svuotamento interno della democrazia, a causa di trasformazioni alle quali non corrisponde una capacità di individuare soluzioni e risposte adeguate alla sfida dei nuovi poteri forti che vanno emergendo». Se è vero che sicurezza e democrazia debbono tenersi per mano, è altrettanto vero che la quadratura del cerchio è una conquista continua. La sicurezza interna e internazionale, si capisce, va assicurata. Ma vanno altresì tutelati i diritti individuali. A cominciare dalla riservatezza.
A questo punto dobbiamo domandarci quali misure siano state predisposte in Italia per rispondere agli stati di crisi e alle situazioni di emergenza. Casu constata che la nostra Costituzione purtroppo non prevede una esplicita disposizione a tutela della sicurezza dello Stato. Un po' perché i padri costituenti, dopo una dittatura ventennale, non seppero scrollarsi di dosso il «complesso del tiranno». E un po per via della democrazia bloccata. Ma nellarte di arrangiarci noi italiani non siamo secondi a nessuno. E così abbiamo sopperito in parte a questa lacuna non tanto sul piano dellordinamento quanto piuttosto su quello empirico dellazione di governo, ricercando un tendenziale equilibrio tra esecutivo e legislativo.
È un libro, questo di Casu, che si segnala non solo per lampia documentazione e lo stile accattivante. Ma anche perché fa riflettere su un tema oggi cruciale.
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