La religione all'alba del terzo millennio, o meglio, le religioni all'alba del terzo millennio. Una sfida importante e ambiziosa. Una sfida al tempo stesso pericolosa perché, come dice Paolo Scarpi nella premessa al proprio volume, rischia di non giungere a nessuna completezza finale. Tuttavia, «Si fa presto a dire Dio» (Ponte alle Grazie, pp. 149, 13 euro) propone riflessioni per un multiculturalismo religioso cercando di mettere ordine in maniera asettica e super partes osservando ed esaminando religioni, credo e culti in maniera più distaccata e obiettiva possibile. Scarpi, docente di Storia delle religioni all'Università di Padova, offre così una panoramica importante in un momento di particolare delicatezza, nel quale il dialogo inter-religioso cerca di porre rimedio agli scontri di civiltà costruite su differenti culture nate a loro volta per effetto di opposte credenze soprannaturali. Il risultato è di un fosco pessimismo.
Scarpi parte da lontano nella sua dissertazione, spesso da molto lontano, tracciando anche importanti excursus storici per spiegare temi e problemi. Ne emerge un quadro dettagliato, particolareggiato, che lascia ampio spazio anche a culti non ufficiali come la magia, ma emerge soprattutto una visione particolarmente pessimista della situazione nella quale ci troviamo e del futuro che sembra attenderci.
Secondo Scarpi, infatti, il dialogo fra le religioni appare più che altro come un'utopia e un traguardo irrealizzabile più che come la frontiera più prossima grazie all'evolversi della civiltà. Il fondamentalismo, secondo il docente veneto, non sarebbe soltanto una particolarità islamica come oggi si tende ad interpretare, ma ci sarebbero germi di integralismo dottrinari anche nell'ebraismo e in alcuni tratti dello stesso cattolicesimo. Ne consegue quindi un irrigidimento che non consentirebbe in un prossimo futuro un avvicinamento dialettico almeno da parte delle tre maggiori religioni monoteiste.
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