«La provocazione» non è passata inosservata. «Che ci fate voi qui? Vergognatevi! Tirate fuori le croci uncinate e pensate ai bambini che cacciate dalle scuole. A noi piace il formaggio padano, non la propaganda razzista». Tutto quel po po di «provocazione» è un piccolo lenzuolo bianco con la scritta «Giovani padani», srotolato ieri pomeriggio intorno alle cinque da due rappresentanti del Carroccio davanti al polo didattico dell'Università, dove era in programma l'assemblea pubblica sulle nuove normative in materia di sicurezza ed immigrazione, coordinata dal giornalista di Repubblica Massimo Calandri.
Ad organizzare l'incontro una quarantina di enti, associazioni, organizzazioni sindacali e molte comunità straniere presenti a Genova, da quella peruviana a quella cilena, dall'unione degli immigrati senegalesi alla comunità del Bangladesh e dello Sri Lanka. Davide Rossi, segretario organizzativo provinciale della Lega Nord, prima di riporre lo striscione «incriminato» in tasca, respinge al mittente le accuse di razzismo lanciategli dal responsabile dell'immigrazione Cgil, Marco Roverano: «Siamo qui soltanto per difendere i principi sanciti dal decreto Maroni che vuol fare chiarezza sul tema dell'immigrazione e dell'integrazione. Non c'è in questo provvedimento volontà di discriminare, ma semmai di tutelare gli extracomunitari regolari».
Rossi parla a nome del movimento dei giovani padani che in città raccoglie trecento adepti, un migliaio in tutta la Liguria. «Ci accusano di essere razzisti - rincara il responsabile provinciale del Carroccio davanti all'ingresso del polo didattico - ma la vera discriminazione è quella fatta verso di noi. Tutte le volte infatti che abbiamo chiesto un'aula universitaria per organizzare un'assemblea pubblica, ci è stata negata, ad altri invece viene sempre concessa». Punto e a capo.
I giovani padani, spinti dall'«incoraggiamento» degli organizzatori, se ne vanno. L'incontro («Io non ho paura di una Genova multietnica. Per una convivenza civile garantendo sicurezza e diritti») prende il via. Ed è un tiro al bersaglio contro il cosiddetto «Pacchetto sicurezza» del governo contenente le norme in materia di immigrazione e diritto di asilo.
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