da Milano
Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, ha cambiato lo sfondo davanti al quale stiamo assistendo, da un anno a questa parte, al crollo dei mercati finanziari. Fino a un solo mese fa prevaleva un cauto ottimismo: i livelli toccati dagli indici a fine marzo sembravano il fondo del barile. Non era così e Draghi ha lanciato l’allarme al termine del semestre borsistico più brutto degli ultimi dieci anni: in sei mesi Piazza Affari è passata da 45 a 29mila punti, bruciando quello che aveva impiegato 2 anni e mezzo a costruire. E ora il governatore ammette di non essere in grado di dire che succederà. Le cassandre sono pronte a scommettere che ci sia spazio per una discesa ancora forte, fino a un 30%, con il ritorno ai prezzi di 6 anni fa e l’indice S&P Mib a 20mila. Di fronte a questi scenari, come fare a difendersi? A difendere i propri risparmi dalla perdita di valore; i propri debiti/mutui dal costo del denaro; i propri redditi dall’inflazione?
Il virus che affligge la Borsa, infatti, non esercita i suoi effetti solo su chi detiene azioni (che rappresenta il 25% delle attività degli italiani). Il perché è presto detto: il crollo delle Borse non è che una parte della crisi. Il forte aumento delle materie prime, a cominciare dal petrolio (causato dalla domanda sfrenata di Cina e India), ha generato inflazione: tutto costa più caro. E l’inflazione, oltre a renderci un po’ più poveri, rende più difficile lo sviluppo per le aziende e i mercati scendono. In questo quadro è esplosa la bolla immobiliare Usa con la crisi dei mutui subprime, che ha reso deboli le banche. E i mercati sono scesi ancor di più. Infine la politica monetaria della Banca centrale europea, tesa a contenere l’inflazione con un elevato livello dei tassi, ha finito solo col premiare l’euro, senza avere molto effetto su un’inflazione che, invece, dipende dal petrolio. Il dollaro, dal canto suo, è stato ancor più indebolito dalla politica della Fed Usa, che al contrario della Bce i tassi li ha abbassati, spingendo a sua volta al rialzo le quotazioni del greggio. E pare che giovedì il governatore della Bce, Jean-Claude Trichet, alzerà dal 4 al 4,25 il tasso della zona euro, nonostante l’opposizione di molti, tedeschi in testa.
Così, noi italiani, nel giro di un anno ci siamo ritrovati con i mutui più cari del 2-3%, la benzina aumentata del 30%, le azioni che valgono il 40% in meno. Che fare? Il Giornale ha provato ad indicare alcune strade sia per chi non ha soldi, ma ha debiti (deve pagare il mutuo); sia per chi non ha debiti, ma ha qualche soldo da investire; sia per chi deve decidere se sia o meno il caso di indebitarsi, avendo o meno qualche risparmio. Di certo, rispetto a 12-24 mesi fa, quello che è cambiato è proprio quest’ultimo aspetto: quando i tassi erano al minimo storico, fare un mutuo decennale al 2,5% valeva la pena. Oggi, al contrario, lo stesso mutuo costa il 5,5%. Il che significa, per esempio, che su un capitale di 300mila euro, la rata mensile è di 3.250 euro, contro i 2.500 di prima: 750 euro di più al mese, ovvero 9mila l’anno.
Ma c’è l’altra faccia della medaglia. Se era difficile, fino a 1-2 anni fa, trovare una banca che offrisse un rendimento maggiore di zero sul conto corrente, oggi sono in tanti a garantire il 3% netto, e anche di più. Mentre il Btp è tornato sopra il 5% lordo.
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