"Addestrati per la guerra batteriologica": cosa svela il rapporto sulla Cina

La Cina, che in precedenza dipendeva dalla connettività internazionale in merito a tecnologia e conoscenze specializzate nel campo della virologia e delle nanotecnologie, si sta avviando verso l'autosufficienza

"Addestrati per la guerra batteriologica": cosa svela il rapporto sulla Cina
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Progressi nelle capacità di ricerca biologica a duplice uso e sviluppi consistenti dei programmi di guerra batteriologica dell'esercito. È in questi due ambiti che la Cina avrebbe recentemente compiuto enormi passi in avanti, secondo quanto riferito da un rapporto di intelligence open source pubblicato dal think tank Chinese Communist Party Biothreats Initiative, attento a monitorare le mosse di Pechino sul fronte militare-biologico. L'aspetto chiave dell'intero paper coincide con il fatto che il gigante asiatico sarebbe "ora in grado di gestire il proprio programma di ricerca sulla virologia a duplice uso a livello nazionale senza input esterni". Detto altrimenti, il Dragone, che in precedenza dipendeva dalla connettività internazionale in merito a tecnologia e conoscenze specializzate nel campo della virologia e delle nanotecnologie, si sta avviando verso l'autosufficienza.

I progressi della Cina

Se in passato la ricerca cinese nei suddetti ambiti era in ritardo rispetto ai Paesi occidentali, ma anche a nazioni come Giappone, Corea del Sud e Russia, adesso Pechino sarebbe riuscita ad affermarsi come leader mondiale, con il vantaggio di essere la prima mossa in diverse aree tecnologiche strategiche. Il rapporto del suddetto think tank, intitolato, Recent Advances in Dual-Use Virology and Nanotechnology Research in China, ha elencato, a conferma di ciò, alcuni esperimenti che i ricercatori cinesi starebbero conducendo.

Il 4 gennaio 2024, si legge nel documento, il Beijing Advanced Innovation Center for Soft Matter (BAIC-SM) Sciences and Engineering, che fa parte della Beijing University of Chemical Technology, avrebbe condotto "probabilmente l’esperimento Sars-CoV-2 più ad alto rischio fino ad oggi", in un'operazione che avrebbe coinvolto un isolato di coronavirus del pangolino, GX P2V C7, che ha causato una mortalità del 100% in un modello di topi umanizzati.

Il rapporto ritiene che la continua ricerca cinese sui patogeni ad alto rischio sulla Sars-CoV-2 sia "problematica", e che Pechino attribuisce "un alto grado di importanza strategica ad esperimenti che continuano ad essere condotti in Cina nonostante siano vietati in tutto l’Occidente".

Esperimenti, rischi e applicazioni militari

Il paper elenca quindi altri esperimenti rilevanti. I ricercatori dell’Istituto di scienze fisiche di Hefei (HIPS) e dell’Accademia cinese delle scienze (CAS) avrebbero, ad esempio, sviluppato un modello di nanorobot molecolare con Dna intelligente. Nel complesso, lo studio presenta un approccio per rilevare eventuali agenti tossici (come gli agenti nervini) utilizzando le nanotecnologie. Ebbene, ha evidenziato il suddetto think tank, questa ricerca ha potenziali applicazioni non solo nella difesa e nell'antiterrorismo, ma anche nelle capacità militari offensive.

Tra queste viene citato il caso di una "guerra chimica avanzata". Nello specifico, i risultati della ricerca potrebbero essere utilizzati per sviluppare armi chimiche più efficienti e sofisticate.

Comprendendo i meccanismi di spegnimento e recupero della fluorescenza, si potrebbero insomma progettare agenti chimici in grado di inibire l'attività dell'acetilcolinesterasi, provocando gravi effetti simili a quelli di un agente nervino sul sistema nervoso di individui o popolazioni bersaglio. Il confine tra ricerche scientifiche del genere e sviluppi militari è flebile. E vale per tutti i Paesi.

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