Gli Usa schierano l'orca: cosa può fare il primo drone “extra large”

Il primo Orca, un drone automatico sottomarino di grandi dimensioni capace di portare una varietà di carici utili, è stato consegnato alla U.S. Navy

Gli Usa schierano l'orca: cosa può fare il primo drone “extra large”
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Boeing ha consegnato il primo dei suoi Xluuv, acronimo di Extra-Large Unmanned Underwater Vehicle, alla Marina degli Stati Uniti: l'Orca. La consegna è stata annunciata mercoledì 20 dicembre, dopo il completamento dei test di inizio mese. In collaborazione con la U.S. Navy, l'Orca è stato precedentemente sottoposto a diverse fasi di prove in mare sopra e sotto la superficie e secondo quanto riportato da The Drive, in totale Boeing consegnerà altri quattro droni, con l'ultimo esemplare a giugno 2024.

La consegna dell'Orca è stata ritardata di diversi anni, in parte a causa delle differenze tra il prodotto finale e il suo prototipo, in parte per via della pandemia. Il drone è completamente automatico e pesa 80 tonnellate per una lunghezza di 26 metri, ed è progettato per essere altamente modulare in modo da soddisfare le diverse esigenze di missione.

Come riferisce Boeing, il suo veicolo principale fornisce “guida e controllo, navigazione, autonomia, consapevolezza situazionale, comunicazioni, distribuzione di potenza, propulsione e manovra e sensori di missione”. Una parte distintiva del suo disegno è la presenza di un albero estensibile che può essere sollevato quando è vicino alla superficie per una serie di funzioni tra cui la connessione satellitare. All’interno della sezione poppiera dell’Orca si trova lo spazio per i carichi utili modulari. Questa parte è lunga poco più di 10 metri è in grado di trasportare un peso massimo di otto tonnellate, potendo essere riconfigurata per una serie di missioni.

Secondo quanto afferma la U.S. Navy questa sezione dell'Orca sarà utilizzata principalmente per rilasciare mine navali, ma l'Orca può ospitare altri carichi al fine di condurre missioni di sminamento, guerra elettronica e sorveglianza sottomarina. Si prevede che in futuro sarà disponibile un sonar ad apertura sintetica che consentirà al drone di mappare il fondale oceanico, inoltre, come da requisiti iniziali, si potranno aggiungere ulteriori sistemi d’arma come siluri, missili da crociera e persino droni aerei.

L'Orca è propulso da un motore diesel-elettrico di ultima generazione, che si ritiene potrebbe dargli un'autonomia in immersione di di alcuni mesi viaggiando a una velocità di 3 nodi oppure, come riferito inizialmente, ricaricando le batterie ogni 150 miglia percorse a velocità nominale.

L'Orca assomiglia a un lungo siluro a sezione quadrangolare, con una protuberanza carenata sul dorso che alloggia il sistema periscopico per lo snorkel e le antenne di comunicazione, l’elica è singola e intubata ed è posta dietro a 4 timoni cruciformi ruotati di 45 gradi rispetto agli assi verticali e orizzontali. Gli Orca però non sono una novità, soprattutto in casa Boeing. La società americana ha infatti costruito precedentemente una serie di Uuv sperimentali di grandi dimensioni (questi denominato Lduuv – Large Displacement Uuv) che sono stati testati dalla U.S. Navy e che si possono considerare i progenitori di questo progetto. Il più grande della serie, costruito con fondi privati, si chiamava Echo-Voyager ed è lungo 25 metri capace di 8 tonnellate di carico utile, facendone il più grande Uuv pubblicamente noto.

Come esattamente l’Orca verrà messo in mare rimane meno chiaro, poiché è troppo grande per essere trasportato o sganciato dai sottomarini. Pertanto, richiederà l'impiego una grande nave di superficie o tramite un molo. Come riportato originariamente da Naval News, le basi Esb (Expeditionary Sea Base) della Marina, che già supportano numerosi piccoli Uuv e Uav, potrebbero essere modificate per la messa in mare e il recupero di piattaforme più grandi come l'Orca.

La capacità dell’Orca di operare silenziosamente su vaste aree per lunghi periodi di tempo lo renderà utile per diversi compiti, come ad esempio prendere di mira cantieri navali e porti nemici.

Risulta invece interessante sottolineare il balzo avanti verso l'automazione

spinta per i sistemi Uuv, che eliminando il fattore umano dal mezzo, elimina peso, costi e gestione della sicurezza dell'equipaggio, permettendo così di raggiungere profondità maggiori rispetto a un assetto manned.

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