Trappola di Macron: "No agli F-35, comprate i Rafale". Ecco perché la proposta è insensata

Macron ha detto agli europei di abbandonare gli F-35 per passare ai francesi "Rafale", ma sarebbe una scelta insensata e infausta per tutta l'industria europea, tranne quella francese

Trappola di Macron: "No agli F-35, comprate i Rafale". Ecco perché la proposta è insensata
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Il presidente francese Emmanuel Macron vorrebbe convincere i paesi dell'Ue a smettere di acquistare armamenti statunitensi per affidarsi a prodotti francesi ed europei. In particolare, ha affermato che “a coloro che acquistano Patriot dovrebbe essere offerto il SAMP/T franco-italiano di nuova generazione. A coloro che acquistano l'F-35 dovrebbe essere offerto il Rafale. È questo il modo per aumentare il tasso di produzione”.

Se acquistare più armamenti costruiti in Europa è sicuramente una buona idea, soprattutto per quanto riguarda i sistemi da difesa aerea, gli Mbt (Main Battle Tank), oppure fregate e cacciatorpedinere, quella di abbandonare gli F-35 per passare ai “Rafale” della francese Dassault non lo è affatto.

Innanzitutto, se proprio si vuole abbandonare l'F-35 (che sarebbe comunque una mossa sconsiderata come vedremo a breve), si potrebbe sempre ripiegare sull'Eurofighter “Typhoon”, costruito da un consorzio che vede l'Italia insieme alla Germania, al Regno Unito e alla Spagna: una scelta molto più europea rispetto a quella di acquistare un cacciabombardiere, di pari generazione, ma costruito interamente in Francia. Secondariamente, ma non per importanza, l'F-35 rappresenta l'unico caccia di fabbricazione occidentale di quinta generazione disponibile sul mercato, ed abbandonarlo, per restare sulla quarta generazione quando altrove, nel mondo, potenze avversarie e perfino ostili sono dotate di velivoli con questa tecnologia non è assolutamente consigliabile.

Infine, il velivolo di Lockheed-Martin non è costruito esclusivamente negli Stati Uniti, ma vede la partecipazione di numerose aziende europee: italiane, norvegesi, olandesi, danesi ed inglesi. Restando in Italia, ad esempio, gli F-35 vengono assemblato nel Faco (Final Assembly and Check Out) di Cameri (Novara) che provvede anche alla manutenzione di tutta la flotta di F-35 in forza alle aeronautiche europee (oltre a costruirne una buona parte). La partecipazione industriale europea, e soprattutto nazionale, all'F-35 permette anche di poter acquisire competenza (e questo vale anche per le forze aeree che li utilizzano) sui velivoli di quinta generazione stealth, che all'Europa mancano, e pertanto di poter essere più efficienti e capaci di produrre autonomamente un velivolo della prossima generazione, ovvero la sesta.

In effetti, com'è ormai noto da tempo, l'Europa ha in essere due programmi per caccia di sesta generazione e quello anglo-italo-nipponico, che prende il nome di Gcap (Global Combat Air Programme) appare più promettente rispetto a quello franco-tedesco-spagnolo, lo Scaf (Système de Combat Aérienne du Futur): Parigi e Berlino hanno avuto diatribe in merito alla ripartizione del lavoro e dei brevetti creando notevoli ritardi, e viene da chiedersi se davvero il caccia vedrà la luce considerando il protezionismo francese che più volte, soprattutto in campo aeronautico, ha fatto naufragare progetti che sembravano promettenti come quello di un nuovo pattugliatore marittimo, il Maws (Maritime Airbone Warfare System). La Francia, infatti, lo svilupperà in solitaria dopo che i soliti attriti con la Germania hanno portato Berlino a optare per i P-8 “Poseidon” della statunitense Boeing.

Insomma, l'Eliseo ha lanciato una vera e propria offensiva contro l'F-35: qualche giorno fa ci si era messo anche Christophe Gomart, ex capo dell’intelligence militare francese e oggi eurodeputato del Partito Popolare Europeo, quando aveva affermato che “se gli Stati Uniti attaccassero la Groenlandia, nessun Paese europeo sarebbe in grado di far decollare i propri F-35 per difenderla, perché i velivoli dispongono di un sistema di blocco che può essere attivato se il piano di volo non è approvato dal Pentagono”. Nulla di vero, come sappiamo da fonti altamente specializzate che riferiscono, invece, che il problema sarebbe nel blocco dei pezzi di ricambio e degli aggiornamenti di software.

Parigi, poi, deve piazzare il suo nuovo – e futuro - “Rafale” F5, un miglioramento del caccia che Dassault promette essere “formidabile” al punto da sfidare l'F-35, ma che non vedrà la luce prima del 2030.

Riassumendo, abbandonare l'F-35, ora, non è per nulla consigliabile soprattutto per l'industria italiana ed europea, che deve pensare a produrre autonomamente il caccia delle prossima generazione, che porrà le sue basi tecnologiche sull'esperienza fatta col velivolo di Lockheed-Martin.

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