L'allarme risuona da mesi e adesso ci sarebbero pure alcune conferme inequivocabili. La marina cinese starebbe continuando ad accedere alla base navale di Ream, in Cambogia, muovendo le sue navi militari in un contesto regionale altamente infiammabile e attraversato da continue tensioni. Gli Usa temono, e continuano a ripetere, che la struttura potrebbe essere destinata a fungere da avamposto strategico marittimo per Pechino. I funzionari cambogiani negano simili indiscrezioni, insistendo sul fatto che il progetto di ammodernamento in corso nel sito sarebbe in linea con la costituzione cambogiana che vieta le basi militari straniere sul territorio nazionale. Dal canto suo, il governo cinese ha invece parlato di un "progetto di aiuto" per rafforzare la marina cambogiana.
Le navi cinesi e la base in Cambogia
Secondo quanto riportato dal sito Nikkei Asian Review, navi da guerra cinesi hanno visitato per la prima volta Ream all'inizio di dicembre. L'ultimo avvistamento, invece, risalirebbe allo scorso 20 marzo, in mezzo ai crescenti timori Usa sull'eventualità che Pechino stia costruendo una struttura all'interno della base per un proprio uso esclusivo. Nelle immagini ottenute da Nikkei, una nave è identificata come la corvetta della marina cinese Wenshan, battente bandiera della Cina e della Marina dell'Esercito popolare di liberazione.
La base di Ream, strategicamente situata vicino all’ingresso del Golfo della Thailandia, è stata utilizzata dalla Marina cambogiana per accedere al Mar Cinese Meridionale. La sua espansione – in corso grazie all'assistenza della Cina - ha attirato l'attenzione delle nazioni occidentali, visto che la struttura potrebbe trasformarsi in una sorta di avamposto per la Marina cinese. In un incontro di febbraio con il primo ministro cambogiano Hun Manet, a Phnom Penh, Daniel Kritenbrink, sottosegretario di Stato americano per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, aveva espresso alla controparte "serie preoccupazioni" sul coinvolgimento dell’esercito cinese nella costruzione della base Ream e sul suo utilizzo futuro.
Le preoccupazioni degli Usa
Anche se il porto di Ream non sarà utilizzato esclusivamente e permanentemente per far stazionare le forze cinesi in loco, il semplice ottenimento di un regolare accesso al sito da parte dei mezzi di Pechino potrebbe avere implicazioni per le operazioni militari legate alla disputa del Mar Cinese Meridionale tra la Cina e i suoi rivali del Sud-Est asiatico.
Sempre restando nella regione, in un sondaggio pubblicato dall'Iseas-Yusof Ishak Institute, un think tank con sede a Singapore è emerso come oltre la metà dei cittadini dei Paesi membri dell'Asean, l'Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, preferirebbe che il proprio Paese si allineasse alla Cina anzichè agli Stati Uniti, se si trovasse a dover compiere una scelta di campo tra le due superpotenze. Tra i 10 Paesi membri dell'Asean, un orientamento marcatamente favorevole alla Cina è emerso soprattutto in Malesia, dove la prima potenza asiatica è stata scelta come potenza di riferimento dal 75,1 per cento degli intervistati. Percentuali simili sono state rilevate anche in Indonesia (73,1 per cento) e Laos (70,6 per cento), due Paesi che hanno tratto significativi benefici economici dalla partecipazione all'iniziativa cinese della Nuova via della seta (Belt and Road Initiative, Bri).
Filippine e Vietnam - i due Paesi maggiormente esposti alle rivendicazioni territoriali della Cina sul Mar Cinese Meridionale - hanno esibito invece una tendenza opposta, con l'80 per cento o più degli intervistati che hanno espresso la loro vicinanza agli Stati Uniti.È la prima volta che la Cina supera gli Stati Uniti per percentuale di preferenze da quando il sondaggio annuale è stato inaugurato nel 2020. E questa novità rappresenta un altro campanello d'allarme per Washington.
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